domenica 12 agosto 2012

Multisala Salento di Mattia de Pascali (Kurumuny)


L’indagine sul campo condotta da Mattia De Pascali, laureato in cinema, televisione e produzione multimediale al DAMS di Roma Tre, è volta a verificare lo stato dell’industria cinematografica nel Salento, anzi più precisamente a capire se quest’industria esiste oppure no, a partire da una domanda semplice: cosa ne è di chi vuol far cinema nel Salento? Quella di Mattia De Pascali si presenta come una vera e propria ricerca sul campo con interviste ai vari addetti ai lavori: giovani registi, produttori e sceneggiatori che sono al lavoro sul territorio salentino e attraverso la loro esperienza offrono uno spaccato della realtà di questo settore forse ancora poco indagato in tutte le sue potenzialità.
L’idea che si ha dopo aver letto questo agile libro è che ci sia moltissimo entusiasmo, molte idee, molti giovani talenti, la maggior parte formatisi da autodidatti, che però non hanno a disposizione risorse per realizzare i loro progetti. Tra chi pensa che i finanziamenti della Regione (tramite la Puglia Film Commission) siano solo un piccolo aiuto e chi dice che addirittura sono dannosi perché drogano il mercato, il comune denominatore è che non ci siano alternative valide per produrre film, corti e documentari e neanche una vera scuola per formare le maestranze che per adesso vengono all’occorrenza da Roma e a Roma ritornano.
La provincia di Lecce è apparsa sporadicamente in sala e spesso sotto il segno dell'anonimato, almeno fino al 1996, anno di uscita di Pizzicata di Edoardo Winspeare. Con l'avvicinarsi del nuovo millennio, però, saranno sempre di più le produzioni che sceglieranno come meta il Salento, fino all'esplosione dei giorni nostri. Salento come meta turistica, Salento come scenografia. Un binomio che nell'immaginario di molti, in particolare i giovani, ha trasformato questa terra nel luogo del mito.
Il Salento resta terra di migrazione per troupe provenienti da fuori, una miniera scoperta forse casualmente e sfruttata il più possibile, un luogo dove manca chi possa investire del suo per promuovere un’industria in grado di crescere su basi solide e non essere alla mercé di tagli e crisi economiche.
 In questo panorama di fiction e film d'assalto qualche regista autoctono è riuscito a fare il proprio film e magari iniziare un percorso, ma ciò non garantisce un futuro per chi vorrà intraprendere la stessa strada tra dieci o vent'anni. I giovani saranno ancora costretti ad andare fuori per fare cinema? Cosa stiamo facendo per promettere loro una possibilità in questo settore? C'è chi queste domande ha iniziato a farsele e chi sta provando a trovare delle risposte.

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