giovedì 30 agosto 2012

La ferocia del cuore di Anita Nair (Guanda)



È il primo di agosto, a Bangalore, quando viene rinvenuto il cadavere di un farmacista. Sembra un caso destinato a essere archiviato in fretta, ma la settimana successiva il ritrovamento di un’altra vittima segna l’inizio di una serie di misteriosi omicidi, all’apparenza non legati tra loro. Solo l’ispettore Borei Gowda, uomo dall’indole ribelle e dal fiuto eccezionale, riesce a cogliere uno schema dietro i delitti, dove nessuno vede niente. Insieme al sottoispettore Santosh, novellino zelante e maldestro, si invischia in un’indagine complessa, ostacolato dai superiori corrotti. Né trova pace nella vita privata: una moglie assente e un rapporto da ricostruire col figlio, Gowda, abituato ormai a una vita solitaria e disordinata, ha paura di rimettersi in gioco con Urmila, un amore del passato che ha bussato alla sua porta dopo ventisette anni. L’assassino intanto continua a uccidere: la chiave per risolvere il caso si nasconde nei bassifondi della città, ma gli indizi sono fragili e mutevoli, appesi a un filo per aquiloni agitato dal vento, sottile e tagliente come una lama...
Nella metropoli dell’Information Technology, dove modernità e tradizione si scontrano ogni giorno, dove gli slum fatiscenti convivono con le sontuose dimore dei politici, tra i vicoli bui e il verde placido dei quartieri residenziali, tra mercati di spezie e ammassi di rifiuti, prende vita il nuovo romanzo di Anita Nair, che sceglie la via del noir per raccontare l’India di oggi vista dal suo ventre oscuro.  

 UN BRANO - "Borei Gowda gettò un’occhiata al registro dei casi. Durante la sua assenza sembrava che alla stazione ci fosse stato un gran fermento. Due casi di furto con scasso. Una lite domestica. Un bambino annegato accidentalmente. Un omicidio. Gli doleva la testa. Un martellio nella parte posteriore del cranio come un motore Royal Enfield a quattro tempi. Solo che questo aveva una messa a punto difettosa. La nota ticchettante aumentava di minuto in minuto e poi, d’un tratto, divenne qualcos’altro. Gowda si premette le tempie con le dita. Più forte, sempre più forte, sperando che la pressione attutisse il battito. Perché la sera prima aveva bevuto tutto quel whisky? Avrebbe dovuto limitarsi al suo solito Old Monk e coca con scorza di lime. Il rum, per quanto ne bevesse, non gli lasciava mai i postumi di una sbornia. Col whisky non c’erano altrettante garanzie, la mattina successiva."       

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