mercoledì 1 agosto 2018

La rotazione del compasso di Marta Vigneri


“La poesia di Marta (qui il nome non è dell’autrice, ma della voce che agisce, nella raccolta) è poesia dell’urlo (comunicativo), che nasce dal suo opposto, l’afasia che ha conosciuto, carnalmente, l’Ospite, e la sua distruzione. E perciò la scelta linguistica diventa discrimine (come sempre è nella poesia, peraltro, quando è poesia). La scelta (ideologica) di Marta è quella di chi avverte il dovere, oltre che la necessità, di definire il reale attraverso un sistema di indagine non semplicemente percettivo. Esistono molte lenti per mezzo delle quali si assume il reale (…). Marta usa lenti che non riproducono in nettezza, ma in profondità.” (Francesca Tuscano)
“La sua è poesia filosofica, d’un progressivo incedere, d’un elegante procedere. Filosofica perché va a fondo dell’essere, scava intimamente nelle scaturigini dell’esistente, rivelando e mostrando sempre tracce consistenti di vita vissuta. Quella di Marta Vigneri è poesia di fisica ponderatezza. Il corpo balena, respira, parla, declama, evoca, echeggia. Versi dell’alterità quelli di Marta, perché l’Autrice non si rinchiude mai in uno sterile fortino di egocentrismo: tutt’altro. Con le sue parole d’amore, di gioia e di dolore, getta un ponte conoscitivo e prolifico con l’altro da sé. I suoi versi non sono uno specchio di vacuo egotismo, ma un veemente e intenso treno in corsa, con cui la poetessa ci invita al viaggio.” (Marcello Buttazzo)
Photo by Grant Ritchie on Unsplash
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