venerdì 24 febbraio 2012

Chi prima arriva … di Francesco Borghi (Libellula, Università e ricerca)


Le introduzioni non le legge nessuno, per cui sono libero di scrivere ciò che voglio. Al basket devo molto, amici, gioie, incontri con persone straordinarie e sicuramente un fratello. Fui messo contro la mia volontà nella squadra di pallacanestro della mia scuola a dieci anni. Prima di allora non avevo mai preso una palla in mano. Non faceva parte della storia della mia famiglia. Anche il criterio con cui fui scelto dal prof di ginnastica fu casuale: servivano quattro ragazzi alti. Io ero alto e fui messo in squadra. Dire che non eravamo dei campioni è un puro atto di gentilezza. Mi ricordo che perdemmo la prima partita guardando letteralmente giocare la squadra avversaria. Non ricordo il loro punteggio ma il nostro sì: zero. Cercammo di correggerci da soli. Il nostro allenatore, il prof, ci dava poche indicazioni.
Imparammo soprattutto guardando quelli che ritenevamo bravi e ripetendo. Imparammo quel poco che potevamo giocando. Con la fine delle medie la magia svanì, ma il virus della pallacanestro (allora la chiamavamo così, sempre meglio di palla al cesto) era stato inoculato e sarebbe rimasto lì, addormentato per anni salvo poi risvegliarsi quando ero ormai grande, facendomi ammalare ancora una volta. Non cercate l’indice di questo libro, perchè non lo troverete. E’ strutturato come un insieme di saggi e potete studiarlo nell’ordine in cui desiderate. Vi troverete anche delle schede di giochi e favole da riempire. Troverete anche molti spazi bianchi che sta a voi “sporcare”. Un amico mi insegnò che i libri non si leggono, ma si riscrivono. Così spero che facciate voi. Fate vivere questo testo scrivendoci sopra – consiglio sempre la matita, ma questo è affare vostro.
Lo scopo di questo testo è che voi acquisiate nuovi strumenti per uno dei lavori più belli del mondo in un meraviglioso sport. Per questo ho un debito di gratitudine verso i professori che mi hanno dato strumenti e passione per ciò che faccio, come Antonietta Marchi e Lucio Garbelli e ad un amico come Aldo Oberto. Permettetemi infine di ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla stesura del testo, il gruppo di studio Dynamica, Elena Quattrone, Andrea Bollini e in particolare a Francesco, per avere “risvegliato il virus del basket”. E ora tocca a voi.

Nessun commento:

Posta un commento