Francesca Palumbo presenta
"Il tempo che ci vuole" (Besa editrice) a Terlizzi, nel Borgo Antico il 19 settembre 2012 alle ore
20.00. E’ previsto l'accompagnamento musicale a cura di Stefano Resta.
Monica Dionubile ha quasi
diciassette anni, vive a Bari insieme a sua madre Laura che è malata di
depressione e passa la sua vita a tormentare la figlia. Dunia Bonerba è figlia
unica di Luca e Marina; i suoi genitori sono una coppia serena che regala
sensibilità e spensieratezza a una ragazzina semplice, a tratti ingenua e molto
legata a Monica, sua compagna di classe. Le due ragazze si completano a
vicenda: la leggerezza di una si unisce alla complessità dell’altra, è come se
tra di loro ci fosse un accordo di “mutuo soccorso” di cui, in realtà, è
solamente la giovane Dionubile ad aver bisogno. Lei è così intristita e poco
interessata alla sua vita da vivere alla giornata. È così profondamente sola e
disillusa che anche l’avvenimento di aspettare un bambino, naturalmente non
desiderato, è affrontato nella più completa apatia. Il ginecologo che segue
distrattamente l’aborto è Carlo, marito di Giulia, amico di vecchia data di
Luca e Marina, che racconta all’uomo di avere l’ennesima relazione
extraconiugale. La donna per la quale ha perso la testa si chiama Roberta Mori
ed è la psicanalista che ha in cura la madre di Monica. In questo disfacimento
quasi totale, il porto franco di Monica è la casa di Dunia, dove ha la
possibilità di conoscere suo nonno che, molto malato, ogni volta che la vede la
scambia per la sua amata moglie Ornella oramai morta da tempo. C’è poi il
rapporto speciale con il suo professore di lettere, Girardi, un docente atipico
che ascolta i suoi alunni, li osserva e non si limita a etichettarli con un
numero sul registro o un cognome da ricordare al momento dell’interrogazione.
Testimone oculare delle storie di
ognuno di questi personaggi è il barbone Lacca, un tenero clochard che
costruisce piccoli portacenere colorati in latta e che ha un ruolo determinante
nel destino di Dunia e Monica.
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