Dieci capitoli, ognuno
dedicato a una persona che, per un giorno o tutta la vita, mi ha reso un po’
più cattiva. Persone come tante, come quelle che anche voi avete incontrato. E
che io non ho perdonato. La migliore amica che tradì la sua fiducia dopo cinque
anni, quelli delle elementari, di complicità ininterrotta e simbiosi pressoché
totale. Un parrucchiere anarchico, poco incline all’ascolto delle clienti e
molto a gestire taglio e colore in assoluta libertà. Il primo ragazzo a essersi
rivolto a lei chiamandola gentilmente “signora”. Un ex fidanzato soprannominato
Mister Amuchina per la sua ossessione paranoide verso l’igiene e l’ordine,
prima che un incidente ponesse provvidenzialmente fine all’asettica relazione.
La suora che avrebbe voluto fare di lei la prima “Santa Selvaggia” della
storia. Sono solo alcuni dei personaggi inseriti da Selvaggia Lucarelli nella
sua personalissima blacklist, un girotondo di piccoli infami che, più o meno
inconsapevolmente, l’hanno trasformata anche solo per pochi minuti in una
persona peggiore. Dopo il grande successo di Che ci importa del mondo, suo
romanzo d’esordio, Selvaggia Lucarelli ci consegna un libro scritto con
sincerità, autoironia e con il suo inconfondibile stile corrosivo. Perché Dieci
piccoli infami non è solo una rassegna di incontri sciagurati ma un’autentica
resa dei conti: con i mostri più o meno terribili in cui inciampiamo nella vita
e anche un po’ con la nostra capacità di riderne e di (non riuscire proprio a)
perdonare.
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