Questo è un uomo. Cesare Battisti, che nel
romanzo "Faccia al muro", scritto in lingua francese e n Italia
tradotto da Paola De Luca per le storiche e intransigenti DeriveApprodi, è
Auguto - eteronimo utile alla (dissimulazione, sic) danza del reale -, dimostra
di riuscire a rompere la sua identità di fuggitivo. Distrugge, Battisti, tutto
il negativo della sua condizione 'storica': facendo un'opera letteraria che non
ha pari. Questo è un uomo, intanto perché lo scrittore sempre meno italiano e
più italiano possibile da la prova concreta, in letteratura, di, a differenza
della solita trita e ritrita e stucchevole perfino idea che i medium
continaumente continuano a volerci propinare a dosi d'anestetico pubblicitario
di stampo e, soprattutto, marca ideologica, di mettere la sua vicenda insieme e
accanto quelle dei tanti reclusi e, quindi, perseguitati della Storia. Non
solamente, aggiungiamo, i carcerati. In Faccia al muro, infatti, abbiamo la
storia, che chiaramente si fa trama imperdibile, degli uomini che la terra
d'esilio di Battisti tiene dietro le sbarre. Che però divengono un'unica cosa
con il Paese. La disperazione della povertà, appunto dissimulata nuovamente,
con il tifo calcistico e i favori al carnevale di carne e sesso carnale fumato
con l'alcol è prostituzione giovanile insieme a soldatificazione dei
giovanissimi che devono coccolare, per usarlo spesso, il potente fucile buono
alla difesa dei territori del narcotraffico che farà alla fine 40.000 episodi
di morte a giro di sole. Quando la luce del sole, in fondo, è contesa,
esattamente a metà, fra i commercianti di droga pesante e i consumatori del
divertimentifico, il più delle volte europei-occidentali dunque in vacanza di
turismo comunque maschilista, e le anime sempre belle di persone che devono arrangiarsi
alla stregua dei popoli più deboli della terra desolata. Questo è un uomo, ché
sa dire con corpo e pensieri la parola "compassione". Al di là delle,
a tratti tragicomiche, esperienze della storiella da libro/enciclopedia del
nuovo mercato dell'omologazione culturale imperante. Lo scrittore come trama
non ci dona che tutto il Brasile amato e odiato dai suoi compagni di cella,
mentre osserva il passero a fare libertà fuori dalle prigioni e durante le
passeggiate libere e perseguitate del periodo d'approdo nel nuovo Stato. Tanto
passato denso di vicende che fanno una sola vicenda, quella dei condannati. Il
racconto della durezza che vuol dire le visite da centro d'addestramento per
carcerieri che devono sperimentare sulla pelle e nella mente dei reclusi come
si lavora a "ispezionare". I racconti di vite che s'immergono una
nell'altra, vedi quella dell'Aurea vista da lontano lontano, e quelle vicine
della Sandra alla fine alcolizzata prossima a una giovanissima Janaina da
scoprire. Situazioni da spia, in quanto la vita d'Augusto è trafitta
dall'occhio di controllori che non lo mandano subito in prigione ma lo seguono
ovunque e comunque. In tutti i modi. Col corpo d'una donna da amare. Tramite
regali inattesi che celano l'inganno sotto la scorza del banale quotidiano. Il
carattere della lingua di Battisti non fa perdere un respiro dell'intera
narrazione. S'irradia nelle similitudini essenziali. E vediamo ogni punto che
lo scrittore vuol renderci. Quadruppani ha parlato di "ricerca di
verità": Faccia al muro è in sintesi la Verità d'una vita normale raccontata da un
maestro dell'arte di narrare. Dove senti il sudore sulle tue mani che
improvvisamente si fa presenza ascoltando il richiamo dell'agitazione descritta
da Cesare Battisti durante i passaggi di nazione in aereoporto, sai che sei in
un libro dei migliori in assoluto. Le remore che potreste avere nell'approccio
al testo, saranno superate immediatamente nel conto interminabile visto dal
diario febbrile d'esperienze che fanno un uomo. E questo è un uomo. Gli
elementi del romanzo classico sono rispettati. Alla faccia dei puristi. Però in
più abbiamo fortunatamente quel che piace davvero a noi. Troviamo infatti nel
romanzo la forza condizionante della riflessione non assuefatta dall'incalzare
degli episodi. Il narratore onniscente trova il basso non superficiale
dell'umanità al quale abbeverarsi. E poi nel tramestio del fuggir sempre e
dovunque ci spiega punto per punto e/o passo dopo passo i sentimenti che si
provano da perseguitato. Faccia al muro è da sbatter nelle librerie,
sicuramente misere di capolavori, della gente che crede nella pena di morte. O
ammira per esempio l'ergastolo; come pure vive soltanto nell'accanimento
ossessivo contro Cesare Battisti. Cercate questo libro, capirete.
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