Il concerto di Capodanno per piano solo
proposto da AnimaMundi per l'Alba dei Popoli del Comune di Otranto è ormai una
tradizione. Per la terza edizione siede dietro la tastiera il musicista
albanese italiano Admir Shkurtaj per eseguire Mesimér, album prodotto e
pubblicato a luglio dall'etichetta salentina. Prima del concerto, inoltre, la
scrittrice Milena Magnani presenterà il suo romanzo Delle volte il vento
(Kurumuny, 2012), con il reading a cura di Marzia Quartini accompagnata da
Antonio Corsano all'organetto diatonico. In Mesimér Admir Shkurtaj smonta e
ricostruisce suono su suono sul suo pianoforte mezzacoda ("preparato"
con portacandele e giornali) le arie popolari salentine, con la sua poetica
centrata sul “gesto” sonoro, sulla “fluidità” del pensiero musicale e sulla
“sceneggiatura sonora”. Le semplici e ammalianti melodie assumono di colpo
sembianze insospettate, in un viavai continuo di travestimenti e rivelazioni. Ambientato
duranti i primi sbarchi degli anni '90 sulle coste pugliesi Delle volte il
vento ci svela l’altro, così vicino eppure così lontano per decenni. Il muro di
confine naturale fra i due Paesi all'improvviso si sgretola e diventa al
contempo lo specchio di virtù e chiusure del sud Italia, riflesse in Carmela
che incontra Lume, un'albanese che non si lascia incantare dalla società del
benessere e pur di non scendere a compromessi si barrica dietro una fragile
barriera di cartoni e bivacca davanti al mare.
1 gennaio 2013 – alle 17:00 ci sarà la
presentazione Delle volte il vento di Milena Magnani (Kurumuny) alla presenza
dell'autrice. Lettura scenica MARZIA QUARTINI, organetto diatonico ANTONIO CORSANO Alle 18:00 è previsto il
concerto di Admir Shkurtaj presso il salone Maestre Pie Filippini (di fronte al
Castello) nel centro storico di Otranto (ingresso libero)
Da quando nel 1991 è arrivato nel Salento,
Admir Shkurtaj, strumentista e compositore albanese, ha rivoluzionato la scena
musicale salentina. Grazie alla sua formazione classica e contemporanea,
iniziata a Tirana e terminata a Lecce, all'originalità nell'approccio al jazz e
alla conoscenza delle tradizioni musicali albanesi e balcaniche, è oggi tra i
più rispettati musicisti pugliesi e italiani. Dalla fine degli anni Novanta, ha
avuto un ruolo centrale nella nascita e e nell'affermazione di un filone di
balkan salentino con gli Opa Cupa, i Ghetonìa e i suoi Talea. Con questi ultimi
si è fatto conoscere a livello internazionale come tra i più originali
interpreti di balcan jazz, mentre i salentini Ghetonìa sono espressione
naturale di quell'incontro tra Salento e Albania, terre divise da pochi
kilometri di mare ma culturalmente molto diverse, ricominciato agli inizi degli
anni Novanta dopo la caduta del Muro di Berlino e del regime albanese. Con
loro, Shkurtaj ha reinventato la tradizione musicale salentina, in particolare
quella della Grecìa Salentina, divenendone uno dei più profondi conoscitori.
È per questa sua particolare storia artistica
e umana che AnimaMundi ha voluto affidargli l'interpretazione di alcune melodie
tradizionali o d'autore, ma riconosciute ormai come salentine.
Mesimér è l'incontro su un pianoforte
mezzacoda delle diverse idee che costituiscono l'articolato e visionario
pensiero musicale di Shkurtaj. Le arie popolari vengono smontate e ricostruite
attraverso i linguaggi del jazz d'avanguardia, la sensibilità balcanica
nell'articolazione del suono e nei ritmi e il pensiero destrutturato
contemporaneo. Quest'ultimo vuole conquistare una “fluidità” del discorso
musicale, liberandola dalla retorica delle strutture ormai decantate nella
cultura classica e pop occidentale. Così, in “Pizzica di Santa Lucia”, Shkurtaj
segue un processo creativo basato sul concetto di “gesto”, movimenti casuali
sulla tastiera, che si rincorrono come le idee nel fluire naturale e non
lineare del pensiero umano. In “Pizzica di San Vito” si fa strada invece
un'altra visionaria idea di Shkurtaj, quella della “sceneggiatura sonora”:
cinque personaggi “in scena”, interpretati da cinque gesti/eventi sonori che si
alternano fino ad assumere la loro fisionomia compiuta.
la critica:
Admir Shkurtaj smonta e rimonta sui tasti la Puglia della tradizione.
Con rispetto e coraggio (Guido Festinese, Alias-Il Manifesto)
Mesimér ci ricorda che la tradizione non
appartiene solo al passato [...]. Shkurtaj apre molte porte. Questa musica non
è solo un altro timbro per i nostri passaporti. Essa stessa è il viaggio.
(Tyran Grillo, RootsWorld)
le note, come gli ingredienti di una
pietanza, vengono scomposte negli elementi primari e poi rimescolate,
reimpastate per dare un risultato finale che, in qualche modo, ha a che fare
con la pietanza originaria, pur non essendo più la stessa. [...] Colpisce in
Mesimér il senso di esplorazione di insolite sonorità. (Carla Visca,
FolkBulletin)
Admir Shkurtaj con Mesimér ha dato vita ad un
disco fascinoso ed originale da cui traspare non solo tutto il suo percorso
musicale, ma anche la sua ricerca tra i suoni della musica contemporanea e del
jazz. (Salvatore Esposito, BlogFoolk)