Scienza e
letteratura, un binomio da molti ritenuto antitetico, in quanto uno dei grossi
problemi della Scienza è proprio quello del linguaggio: il linguaggio
scientifico è ricco di ecnicismi, di
gergalismi, la struttura è complessa, e questa caratteristica finisce col
relegare la scienza in un angolo, di non essere percepita e conosciuta dai più.
In Italia solo in tempi ecenti scienza e
tecnologia hanno fatto pace col grande pubblico grazie ad un giornalista, divulgatore
scientifico di razza come Piero Angela e a suo figlio Alberto.
Chi invece ha saputo raccontare la Scienza rendendola amica e
facendoci intravvedere le sue grandi
potenzialità sono stati da sempre i grandi narratori: Luciano di Samosata, che
2000 anni fa nel romanzo “Storie vere” racconta un viaggio sulla Luna e
l’incontro con i Seleniti; in tempi più recenti, nel 1700, Jonathan Swift con i
Viaggi di Gulliver, Edgard Allan Poe, Mary Shelley, col suo Frankenstein, Jules
Verne, e nel nostro secolo Jsaac Asimov. I brani che il 20 giugno 2008 abbiamo
ascoltato dalla voce di Jole Mustaro e di Concetta Onesti, rientrano in questa
categoria, quella della Letteratura che si assume il compito di sottrarre la Scienza al controllo degli
scienziati, trasformandola in emozione, sentimento, narrazione... (Tratto dalla
prefazione di Flavia Falcone giornalista)
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