Splende la decadenza
morale, in buona sostanza le condizioni morali del popolo italiano, dell'ex
Belpaese - sempre clerico-fascista seppur in forma (un po') rinnovata - di
"Tutti i colpevoli". La storia di questo libro è comunque lunga; già
nel 2005, per esempio infatti, col titolo "Ho ucciso un poeta"
(catalogo Pequod) - questo thriller anzi spy story fu pubblicato ma subito
messo da parte dall'Editore stesso. Mentre adesso torna in distribuzione, prima
a capitoli sul sito della Enrico Damiani, e poi in forma volume nelle librerie.
Tutti i personaggi del romanzo sono malati d'individualismo. Che spesso finisce
nelle terre dell'egoismo. Perfino quando si pensa dietro alcune delle vicende
che alimentano storie su storie hanno fini più alti. Però ripartiamo dall'autore.
Dove Giovanni Heidemberg è pseudonimo che cela chi? Davvero una spia? Oppure
semplicemente un investigatore privato? O, più semplice, uno scrittore alla
Pinketts? Capirlo mai potremo, perché le informazioni del libro sono tantissime
eppero innanzitutto, trovandoci difronte a un romanzo puro, di note
bibliografiche e similari nisba. Heidemberg è comunque anche il personaggio
intorno al quale sembra ruotare l'intera trama, apparentemente per caso. Ché
Giovanni Heidemberg vorrebbe raccontaper per darci: "lo specchio della
ridicola volontà di potenza che assilla i minuscoli titani del mio tempo senza
più vigore né orgoglio". Da questo asssunto, una sfilata di tradimenti e
colpi bassi. Il luogo-Italia è qui fatto ad ambientazione di vicissitudine
tutte alla statunitense. Sebbene inganni e intrighi sono divenute nei secoli
caratteristiche identitarie dell'Italietta appunto. Tant'è vero che alla base
del libro è un memoir dell'autore dell'omicidio del nostro Pier Paolo Pasolini.
All'epoca della prima edizione di Tutti i colpevoli, l'autore infatti già
spiegava: "Per mio conto, ho svolto le mie indagini e ho avuto la chance
di incontrare alcuni 'amici' di Pasolini che, magari senza volerlo, mi hanno
detto più di quanto credevano. Il tutto è confluito nel libro". Fra
terrorismo e fondamentalismo islamico. "Tutti si schermiscono e parlano di
fiction, ma la fiction, come Pasolini ben sapeva e come il mio anonimo
assassino memorialista scrive, è più vera di
ogni incapacità,
barrata dal pudore, dall'amore, dal rispetto, dalla mitizzazione, di raccontare
una realtà che non si arriva a concepire perché non poeti", aggiungeva.
Pasolini era per troppi da eliminare. All’inizio l’agente Heidemberg viene
richiamato dalla Cia, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, per un’operazione
coperta che riguarda il terrorismo islamico, ma nel frattempo Heidemberg porta
all’editore Deville il manoscritto d'un autore ignoto che racconta come ha
ucciso Pasolini: "Chi ha ucciso il poeta". L’editore comincia a
leggerlo e sotto i suoi occhi scorre la complicata vicenda italiana, con i suoi
tanti e diversi intrecci. Con un Pasolini descritto con pregi e difetti.
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