sabato 21 novembre 2020

L’indifferenza del cinghiale: Poesie e visioni dalla quarantena di Pietro Berra (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

“Siamo ancora capaci, mi sono chiesto, di muoverci non in branco? Di cercare strade personali, sentieri lungo cui camminare in compagnia dei nostri pensieri e niente più? Il tema degli assembramenti – che nella lingua italiana, prima del Covid-19, significavano un modo poco limpido e costruttivo di stare insieme – ce lo saremmo dovuti porre molto tempo prima, quando ci si ritrovava vicini a centinaia o migliaia non per il piacere di incontrarsi e generare amicizia, idee, progettualità, bensì, principalmente, per consumare. Quello di abitare il mondo da consumatore, più che da essere umano, capace per natura di pensieri, emozioni e intuizioni straordinarie, è un problema centrale della nostra epoca, perché questo comportamento ha un duplice, deleterio, effetto: quello di consumare noi stessi, senza vivere appieno tutte le nostre potenzialità, e di consumare anche i paesaggi che frequentiamo, lasciando contemporaneamente andare in malora quelli dove le masse non arrivano. E poco importa che siano i monti e le colline dove sorgevano i villaggi dei nostri progenitori, dove coltivavano i nostri nonni, dove ci portavano da piccoli la domenica prima che aprissero i centri commerciali e che oggi costituiscono i polmoni del nostro pianeta. Eppure nei giorni di “tempo sospeso” qualche germoglio di cambiamento l’ho visto spuntare nei boschi ai margini della città, molto più interessante degli untori contro i quali si è scatenata la caccia da parte di quelli che erano distratti quando a scuola l’insegnante spiegava i Promessi sposi. Ho visto bambini di solito costretti a tour de force tra scuola, compiti, allenamenti e corsi su tutto lo scibile umano, correre liberi sui sentieri e inventare grandi avventure. Ho visto ragazzi che si erano inerpicati quasi per caso sulla mulattiera, per portare a spasso il cane cui di solito pensava la mamma, tornare il giorno dopo con gli amici più cari. E li ho sentiti parlare tra loro quasi come Thoreau: «Volevo vivere profondamente, succhiare tutto il midollo di essa [la vita], volevo vivere da gagliardo spartano, per sbaragliare ciò che vita non era, falciare ampio e raso terra e riporre la vita lì, in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici». Io sento un grandissimo bisogno di semplicità. Ma come la pace, per cui nulla occorre, è così difficile da fare, allo stesso modo la semplicità spesso appare all’uomo troppo complessa da abitare.”  (Pietro Berra)

Pietro Berra. nato a Como nel 1975, è giornalista, dal 2013 responsabile de L’Ordine, supplemento culturale domenicale dei quotidiani La Provincia di Como e La Provincia di Sondrio. Ha collaborato per dieci anni con il settimanale Diario diretto da Enrico Deaglio. Ha pubblicato ventidue volumi tra poesia, narrativa e saggistica. Come poeta è stato tradotto in inglese, spagnolo, rumeno, polacco e bulgaro. Collabora con festival letterari e cinematografici, due dei quali ha contribuito a fondare (ParoLario e Lake Como Film Festival). Coordina il Premio internazionale di letteratura “Alda Merini” e presiede l’associazione Sentiero dei Sogni, con la quale promuove progetti legati alla scoperta e valorizzazione dei territori attraverso la narrazione, creando sia eventi periodici (come le Passeggiate Creative) sia sistemi permanenti di interazione tra l’uomo e il paesaggio (la Lake Como Poetry Way e il Parco Letterario “Da Plinio a Volta. Viaggio nelle scienze umane”). Con I Quaderni del Bardo ha pubblicato in precedenza le sillogi: Ode al vento. Una historia de antípodas (2015) e Atlante salentino. Geografie poetiche di una terra estrema (2018). Il suo sito è www.pietroberra.it

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