Oggi Venerdì 3 marzo al
Fondo Verri, dalle 19.30,“La contadina furba nell’abito della felicità”
performance di poesia di Alessia Bronico e Bartolomeo Smaldone dove "I
veri protagonisti sono gli oggetti, disposti sulla scena come indizi; come a
dire: per me si va". Presenta gli autori Gianpaolo Mastropasqua.
Il titolo della serata
fonde insieme quelli di due raccolte di versi edite da Lieto Colle: “La
contadina furba” di Bartolomeo Smaldone (nato ad Altamura nel 1972) e “L’abito
della felicità” silloge di esordio di Alessia Bronico (nata ad Atri in
provincia di Teramo, nel 1981).
Si legge su
“cartesensibili.wordpress.com”: “La contadina furba, ovvero il sassolino
ridotto in polvere che trovò dimora in una scarpa fuori moda”, si snoda nelle
pagine in titoli che sono essi stessi brevissimi racconti e in piccole verità.
Bartolomeo è figura saggia, è Mentore che guida Telemaco, è una voce che dice e
descrive piccole realtà: «perché la verità è un buon affare/ e il mentore
conosce le intenzioni/ e tutti lo temono per questo». Tutti temono i poeti, li
temono perché ascoltarli è epifania, rivelazione e gli uomini spesso non sono
pronti al cambiamento. «Il punto è questo:/ attieniti a una certa rilevanza/
mai a quel che sembra»: tu lettore scava a fondo, sradica le parole dal foglio
e lasciale vivere, chiediti “sono io?”, perché in ogni rigo, in ogni a capo, in
ogni virgola potrebbe nascondersi anche una parte di te, il sassolino che era
nella tua scarpa. Sono io che nasco e muoio, che sono sotto accusa, che mi
libero dalla colpa, che mi carico del senso di colpa? Sono io che leggo, mi
leggo tra questi versi? Chieditelo lettore: «Teoricamente non esistono limiti
alla simbologia dei doni né al senso delle parole».
Scrive Renzo Paris
presentando “L’abito della felicità” di Alessia Bronico: "Il poeta
'rammenda' ricordi, giochi ciechi. Attorno ad abiti, scarpe e pelle di giorni
vissuti in amore su spiagge e fieno con un amante che però resta muto, anche
quando gli chiede perplessa: 'che dici?'. 'Danzo movimenti tra me' canta un
verso e di seguito: 'amare quando non si può amare'. A ben vedere la poesia
circuisce un'ombra che si fa vestito, scarpe e diventa man mano oggettiva. Sul
più bello appaiono versi in francese, lingua amorosa quante altre mai. Compare,
a dilatare il tempo, anche Brigliadoro e gli amanti, nel loro urto, si sfilano
elmi, come nella leggenda di Tristano e Isotta. L'amore in questi versi si fa
parola scritta, eco lontana, intermittenza del cuore, 'niente urge più
dell'amore'. Alessia Bronico scrive dunque versi colti, con l'aria distratta e
ellittica, pur sempre riferiti all'amore fisico, a un afrore appena accennato,
a un 'tremore mitigato'. Ecco che allora la felicità è trascorsa e la poesia
può soltanto rievocarla, magari in 'Oleandri', che mi pare il testo suo più
bello".
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