L’affascinante scoperta
del cielo e delle leggi che regolano il moto terrestre e quello degli astri ha
accompagnato l’umanità fin dagli albori. Per questo la storia della scienza non
può prescindere dalla storia dell’astronomia. Non c’è, oggi, un’opera di storia
dell’astronomia, generale o monografica, che non abbia debiti più o meno
rilevanti nei confronti di quella di Dreyer. Le tesi in essa sviluppate sono
tra le acquisizioni più solide della moderna storiografia. Il volume ripercorre
le vie seguite dall’astronomia da Talete a Keplero: dalle più antiche
concezioni cosmologiche, attraverso lo studio matematico dei moti planetari,
fino alla dissoluzione degli armamentari di cerchi – omocentrici, eccentrici,
deferenti, epicicli – nel copernicanesimo kepleriano. Un lungo racconto dove
campeggiano figure di grande rilievo: i capitoli su Platone, Aristotele,
Tolomeo, Copernico, Tycho Brahe e Keplero sono vere e proprie monografie, ma
anche personaggi minori come Eraclide, Aristarco, Apollonio, i Padri della Chiesa
e gli astronomi arabi sono trattati con la stessa attenzione e maestria. Il
Seicento stabilisce una linea di demarcazione precisa tra due periodi della
storia dell’astronomia; anteriormente si ha il lungo e complesso sviluppo
dell’astronomia “matematica”, orientata verso la ricerca di sistemi geometrici
capaci di render ragione del moto dei pianeti; nel Seicento – con Galileo e con
Keplero, che si pone come spartiacque tra i due periodi – ha inizio una
considerazione fisica dei moti celesti, con una problematica del tutto nuova,
da affrontare con altri mezzi.
John Louis Emil Dreyer
(1852-1926) fu direttore dell’Osservatorio di Armagh, in Irlanda, dove compilò
il New General Catalogue delle nebulose e degli ammassi stellari. Diresse
l’edizione delle opere di Tycho Brahe in quindici volumi. È stato uno dei
maggiori storici dell’astronomia al mondo e il debito di molti studiosi
rispetto a quest’opera è immenso.
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