mercoledì 31 luglio 2013
martedì 30 luglio 2013
Sentieri a Sud 2013: secondo sentiero di domani mercoledì 31 luglio 2013 a Kurumuny
Anche per questo 2013 si rinnova l’appuntamento
organizzato da Kurumuny con la rassegna “SENTIERI A SUD”, dedicata alle
produzioni e agli attraversamenti culturali, tra musica e poesia, tra
documentario e racconto, tra cultura antica ed evoluzioni moderne: uno spazio
di confronto in un luogo ricco di storia e di storie.
“SENTIERI A SUD” nasce con l’idea di offrire, in uno spazio
fisico e un luogo dell’anima, idee e visioni su una terra che è lembo estremo
ma anche crocevia di popoli; di favorire una maggiore conoscenza della cultura
orale del Salento e di coloro che sono oggi le nuove voci narranti in questa
“isola sonante”. Uno degli elementi più significativi della comunità salentina,
infatti, è stata ed è tuttora la condivisione di momenti intensi ed espressivi
attraverso il canto, la musica, il racconto e la ricerca di uno sguardo altro.
“SENTIERI A SUD” si svolge in un periodo
dell’anno in cui maggiore è il flusso di turisti e a noi piace pensare che
questa rassegna sia una chiave di lettura, un modo per entrare in una terra in
punta di piedi e scoprirne le bellezze per goderne appieno. Il Salento è finis
terra e può offrire orizzonti, luci, profumi, sapori e calore umano anche
attraverso una rassegna di musica e letteratura all’ombra dei carrubi.
Mercoledì 31
luglio ore 21.30
• C’È UN CASTELLO DI COTONE - Visioni,
arabeschi, adorabili parole di e per
Antonio Verri. Reading con Roberta Pappadà e Fabrizio Gemma accompagnamento
musicale di Rocco Nigro. Introduce Maurizio Nocera
Antonio
Leonardo Verri (Caprarica di Lecce, 22 febbraio 1949 – 9 maggio 1993) è
stato un romanziere, poeta, pubblicista ed editore italiano inquadrabile nel
filone del postmodernismo letterario italiano. Fondò e diresse le riviste
letterarie Caffè Greco (1979-1981), Pensionante de' Saraceni (1982-1986) e
Quotidiano dei Poeti (1989-1992) che dal maggio 1991 si interseca con un’altra
testata: Ballyhoo - Quotidiano di comunicazione. Collaborò con la rassegna Sudpuglia
(1986-1993) e Titivillus (1991-1992), e diresse On Board (1990). Curò tutte le
attività legate al Centro Culturale Pensionante de’ Saraceni e le collane: I
quaderni del Pensionante (1983-1987), Spagine. Scrittura Infinita (1991),
Compact Type. Nuova Narrativa (1990), Diapositive. Scritture per gli schermi
(1990), Mail Fiction (1991), con la collaborazione di Francesco Saverio Dòdaro,
Abitudini. Cartelle d’autore (1988-1990), e contribuì con il suo apporto alla
collana de I Mascheroni (1990-1992) di "Media 2000". Un progetto
speciale vide la luce nel 1992: Ballyhoo-Litterature, ovvero il Declaro. Il
libro che nell'idea di Verri potesse contenere il suo mondo, una sorta di
personale libro infinito.
MENU della
serata
– Libro della casa – Il pane sotto la neve di Antonio
Verri
– Friseddha ‘ncapunata
– Carne al forno
– Insalata
– Vino
COME
RAGGIUNGERCI - Kurumuny è sita nelle campagne di Martano (nei pressi
dell’uscita per Castrignano de’ Greci). Una volta giunti nei pressi della
rotonda, dove si incrociano via Atene e via Don Mauro Cassoni parcheggiare e
proseguire a piedi lungo il sentiero.
Per info: 3299886391
Tel e Fax 0832 801528
Facebook: Kurumuny
Foto di Fernando Bevilacqua
In libreria Il Re del vento di Domenico D'Errico (Lupo editore)
Valerio Manfredi, medico operante
nell’ospedale di Foggia, cerca un’infermiera che l’assista durante le
prestazioni date privatamente nel proprio ambulatorio. All’annuncio risponde
Laura, giovane brava non meno che bella, solerte non meno che affascinante. Il
giovane medico, ancora segnato da una grave delusione amorosa, ha perduto ogni
motivazione di agire; sarà la sensibile e discreta Laura a fargli rinascere a poco
a poco la voglia di riprendersi in mano la vita. Il rapporto di lavoro si
trasforma in relazione d’amore, dapprima pudicamente intuito e poi sempre più
intensamente vissuto. In questa cornice s’inquadrano altri eventi intrecciati
con ammirevole maestria. Trovandosi temporaneamente a Santa Lucia, paese di
Laura, in cui il padre è maresciallo
dei carabinieri, Valerio si trova
nella necessità di soccorrere il bibliotecario del luogo, che è in possesso di
un documento che, ben interpretato, sottintende qualche fatto “oscuro”. Ciò
suscita una serie di avvenimenti che contribuiscono a portare alla luce la
verità di fatti fino ad allora erroneamente raccontati dai manuali di storia
medievale. Casualità fortuite, coincidenze propizie, pianificazioni accorte sono
gli elementi che strutturano l’intera trama del romanzo, in cui s’intrecciano i
fili della narrazione di avvenimenti acutamente organizzati e artisticamente
disegnati dall’arte narrativa dell’autore. Una travolgente avventura che fonde
realtà storica e originale presente.
lunedì 29 luglio 2013
In libreria Corde di Dario Bellucco (Lupo editore)
Corde, del giovanissimo Dario
Bellucco, è raccolta di racconti degna di rappresentare con alta qualità
letteraria un ambito antropologico: quello dei ventenni italiani. Con elaborato
e già prezioso stile letterario, sebbene asciutto, visivo e certamente
cinematografico, sono passate in rassegna tutte le pose e le modalità di una
gioventù viziata e speranzosa insieme, alla ricerca dell’amore e disillusa
dalla generazione dei padri e dal mondo in generale. Come nel campo d’agone o
nel ring, i racconti, per quanto difformi, rimandano all’unica evenienza della
richiesta di senso e di riconoscimento. Difatti i 14 racconti narrano, su base
esperienziale e per nulla funzionale, quelle che sono le aspirazioni alla
felicità di una gioventù che vede bruciati gli idoli delle ideologie politiche
e delle grandi tradizioni sacrali. Questo è un libro sommosso e inquieto, ma
anche di serena ambizione: quella di trovare tra scene di comparaggio, festini,
consumo di alcol e droga, il significato di una lealtà umana e di una
affettività che sia ignara di ogni broglio retorico. Con questo libro
d’esordio, Dario Bellucco denota già maturità certa e sicura vocazione
letteraria
“BALLA COL LUPO”: 20 ANNI DI PAROLE E MUSICA/LIBRI, MUSICA E COTILLONS
Martedì 30 luglio alle ore 21.30
nel Castello di Castrignano de' Greci, la casa editrice Lupo editore festeggia
i suoi 20 anni tra libri e musica. A volte gli anni scorrono via senza farsi
notare, con una discrezione che a un certo punto svela l'eleganza della
maturità. E questo è proprio il caso della Casa Editrice Lupo, che nel 2012 ha spento venti
candeline e ha deciso di festeggiare l'evento il 30 luglio alle ore 21.30 nell'atrio suggestivo del Castello de Gualteriis di Castrignano dei Greci.
Balla col Lupo, questo il nome
della serata, ideata in collaborazione con le associazioni Culturarte, Terra
del Fuoco-Mediterranea e Bee Culture, da poco vincitrice del bando Principi
Attivi che gestirà le attività del Castello per i prossimi mesi, e con il
sostegno forte del Comune di Castrignano de' Greci, sarà una vera e propria
festa, condita con parole, musica, vino e incontri. La Lupo festeggia vent'anni
di curiosità, di sperimentazione, di parole e letture.
È stato un percorso all’insegna
dell’originalità, della ricerca delle storie giuste da raccontare, storie che
sanno emozionare, far sorride o semplicemente mettere in moto il pensiero. I
libri non sono stati mai considerati dei prodotti finiti, ma solo l'inizio di
un cammino, un viaggio capace di narrare nuove storie, di incontrare sempre
nuovi lettori. Per questo la casa editrice Lupo, diretta dall’eclettico Cosimo
Lupo, si è caratterizzata per essere una realtà giovane e vitale che è
riuscita, nel corso del tempo, a farsi spazio nell’ambito culturale ed
editoriale del Meridione d’Italia, valorizzando l’intenso fermento culturale
del territorio.
Inoltre, da un anno la Lupo
Editore ha fondato l’etichetta musicale Ululati, che produce e diffonde le
parole in musica, producendo i lavori di Mino De Santis, Massimo Donno, gli
Aedo e in cantiere tante altre novità. Oggi, venti anni dopo, la casa editrice
è una realtà composita, vitale e dinamica e il segreto rimane l’entusiasmo
degli autori e di tutti quelli che, dopo tanti anni, continuano a “ballare col
Lupo”. Durante la serata, saranno presenti gli autori della Lupo e si
esibiranno Mino De Santis, Massimo Donno, gli Aedo, Palmiro Durante, Ciccio
Zabini, la selezione di vinili di Max Nocco e con degustazione di vini a cura
della cantina Rolli e dell’Azienda Agricola Monaci.
domenica 28 luglio 2013
sabato 27 luglio 2013
Il caso editoriale dell’anno di ANONIMO (EdizioniAnordest). Intervento di Paola Scialpi
Il libro si legge con il ritmo di
un treno in corsa, le fermate alle varie “ stazioni” devono essere brevi poiché
la lettura è così incalzante che rapisce. Chiaro e leggibilissimo il testo è
come un racconto immediato che segue un sogno bello e inverosimile di cui si
vuol condividere con altri il contenuto e lo stato d’animo che ha suscitato. Uno
scrittore si trova improvvisamente immerso nella notorietà e nel denaro che
arriva a palate per la pubblicazione di un suo libro che lui aveva scritto
quasi per ingannare il tempo , senza alcuna convinzione né amore , mentre altri
due romanzi scritti con grande dedizione, approfondimenti e quindi molto validi
erano stati sempre rifiutati dalle case editrici. All’incredulità per un
successo insperato e non meritato subentrerà per lui il fascino della fama,
degli abiti firmati, degli Hotels di lusso, dei locali alla moda, delle
bellissime ragazze da portare a letto e di cui poi non ricorderà neanche il
nome, il tutto imbevuto dall’ alcool , dalla cocaina, dall’arroganza e dalla
prepotenza.....e lui è sempre più fuori da se stesso in una sorte di torpore decisionale
che lascia scegliere a colui che si è impossessato della sua anima. Il libro
prosegue la sua corsa verso il successo in tutto il mondo, con il lavoro
incessante della sua agente che più che innamorata del libro è ormai posseduta
dalla voglia di denaro che aumenta sempre di più. Le librerie sono gremite di
gente fino all’inverosimile, ormai il volto dello scrittore è quello più
diffuso, il suo libro è primo in classifica ed anche gli altri romanzi
precedenti vengono accolti con tripudio da quelle stesse case editrici che li
avevano rifiutati. Il protagonista paga però un prezzo molto alto per questo
successo : non scrive più ne ha voglia di farlo. Quello che prima per lui era
elemento vitale diventa un peso. Leggendo il libro saremmo portati a pensare
che sottosotto si nasconda del cinismo oppure è quello che accade nella realtà
? Un grande successo ti stritola in un meccanismo da cui non puoi o spesso non
vuoi uscire ed alla fine forse è giusto affermare ( come fa l’autore) che “ il
profitto dell’ozio ha più valore di quello del lavoro “. Con grande ironia si
svelano i meccanismi di un’editoria che dinanzi ad una operazione ben fatta di
marketing perdono il contatto con quello che dovrebbe essere il loro vero
compito : la valutazione della qualità dell’opera.
venerdì 26 luglio 2013
L’Ordo Equestris Templi Arcadia di Lecce parteciperà oggi e anche per quest’anno alla processione di San Pantaleone a Martignano (Lecce)
L’Ordo Equestris Templi Arcadia
parteciperà anche per quest’anno alla processione di San Pantaleone a
Martignano che si terrà oggi 26 luglio
2013 dopo la Santa Messa presso la chiesa matrice del paese, intitolata a Santa
Maria dei Martiri, a partire dalle 19,00 circa. “Un appuntamento che come ogni
anno vede protagonista l’Ordo Equestris Templi Arcadia - dichiara il Gran Maestro Valentino
Zanzarella – di uno dei momenti religiosi più significativi del Salento come la
processione di San Pantaleo a Martignano. Testimonianza della vicinanza del
nostro ordine alla Chiesa e al suo messaggio. L’impegno dell’Ordo Equestris
Templi Arcadia verso i più deboli e i più bisognosi continuerà accanto
all’operato delle autorità civili e religiose per contribuire alla crescita
morale e sociale del nostro territorio”
Meta di migliaia di devoti, la
festa di San Pantaleo costituisce una delle più importanti manifestazioni di
fede cristiana della provincia. I festeggiamenti religiosi si intrecciano con
quelli civili, frutto del lavoro di un comitato costituito ad hoc, che lavora
tutto l'anno per assicurare una festa ricca di luminarie, fuochi pirotecnici,
concerti bandistici,ecc. La festa comincia il giorno della vigilia, il 26
luglio, durante il quale il santo viene portato in processione per le vie del
paese e festeggiato con lo scoppio di fuochi pirotecnici serali. La statua di
cartapesta del santo percorre le vie del paese portata a spalla, ornata dagli
ori e dai soldi, cuciti addosso come vestiti, che i fedeli offrono in pegno al
loro protettore. Ciò costituisce motivo di attrito tra Curia e comitato
patronale, ma il rito conserva la propria tradizione.
Massimo Donno con Amore e Marchette (Ululati, Lupo editore) alla Vineria San Sebastian a Copertino domani 27 luglio
Massimo Donno con Amore e
Marchette (Ululati, Lupo editore) suonerà alla Vineria San Sebastian a
Copertino in via Malta domani 27 luglio
alle ore 21.30
Nelle undici tracce che
compongono l’esordio di Massimo Donno c’è il segno di un cantautore che conosce
la materia umana, e che ama mescolare l’ironia e la poesia alla quotidianità
surreale dell’amore, fino a includere non solo le atmosfere – in un dialogo
costante – ma anche le voci del passato prossimo di Pier Paolo Pasolini (nel
brano “Tango”) o del grande Alberto Sordi (in “Bologna A.D. 2012″),
mescolandole al presente delle sue suggestioni autobiografiche, come fa ad
esempio nella traccia dal titolo “Il mio compleanno”. Un cantautore, Massimo
Donno, che non ha paura di guardarsi e, soprattutto, guardarci dentro con il
ritmo di una musica leggera e ironica. “Amore e marchette”, nuova produzione
dell’etichetta Ululati, vanta, tra le collaborazioni di eccellenza, quelle con
Massimo Geri (presente anche nel video del singolo “Amore e Marchette”,
realizzato dal talentuoso regista Gianni De Blasi), Nilza Costa (nel brano “Il
bianco ed il nero”) e Guido Sodo, nel brano intitolato “La colpa”. «Massimo
Donno è un gatto che salta sui tetti della canzone d’autore italiana
prendendosene la parte più nobile. Come un gatto ci fa le fusa, ci conquista
per poi graffiarci quando meno ce lo aspettiamo. Come un prestigiatore muove le
parole tra surrealismo e neorealismo. E’ una capriola, una giostra un pugno e
uno sberleffo un bacio e uno schiaffo. Cartina tornasole delle nostre vite
imbarcate su fragili vascelli». Oliviero Malaspina.
Inizia lo studio della chitarra a
tredici anni. Tra il 2000 – 2001, insieme a Luca Barrotta e ad altri musicisti,
avvia il suo primo progetto di folk d’autore, “Allegra brigata Bodhran”,
ensemble che, ai testi di Massimo, unisce i suoni tradizionali del sud Italia,
dei Balcani, del klezmer. I lavori realizzati sono “Memorie” (2001), “In cerca
d’autore” (2003), “Demo” (2006), (demo-cd autoprodotti), con una semifinale al
“Premio De Andrè” dentro questo percorso. Dal 2005 ad oggi, realizza diversi
spettacoli tra cui “Ti saluto dai paesi di domani…” sulla vita di Fabrizio de
Andrè; “Le Otto ore” ispirato alle musiche tradizionali di lavoro e
immigrazione di tutta Italia; “One hand Jack”, tratto da un monologo di Stefano
Benni, con musiche di Fred Buscaglione.
Negli anni Donno è ospite di
progetti altrui, in cui opera da turnista. Collabora con l’attore Simone
Franco, con Alberto Bertoli (figlio di Pierangelo), con l’osservatorio
astronomico di Bologna e l’associazione per la Divulgazione delle Scienze
Sofos, per la realizzazione dello spettacolo di osservazione
astronomica/divulgazione scientifica dal titolo Racconti di cielo – Armonie tra
mito e scienza. Insieme al cantautore Gigi Marras, guadagna la finale al premio
Bindi 2011 e la finale al Premio Musicultura 2012 (Ex Premio Città di
Recanati), entrando nel cd ufficiale con i brani dei 16 finalisti. A giugno,
con un suo brano “Amore e Marchette”, vince “Promo”, mini-concorso su Ciao
Radio, radio Emiliana, ricevendo il maggior numero di voti. A luglio 2012 è
stato finalista al Premio Bindi riscuotendo ottimi risultati di pubblico e
critica. A settembre 2012 è stato finalista al Festival delle Arti di Bologna,
contest organizzato da Andrea Mingardi.
È stato finalista alla 14esima
edizione di Biella Festival autori e cantautori 2012, classificandosi tra i
primi cinque. È stato semifinalista al Tour Music Fest, il più grande festival
europeo dedicato alla musica emergente, con la commissione artistica presieduta
da Mogol.
Scrive di lui Oliviero Malaspina:
“Massimo Donno è un gatto che salta sui tetti della canzone d’autore italiana
prendendosene la parte più nobile. Come un gatto ci fa le fusa, ci conquista
per poi graffiarci quando meno ce lo aspettiamo. Come un prestigiatore muove le
parole tra surrealismo e neorealismo. Ci concede una musica tra sogno e realtà.
Il disco in ogni traccia è una capriola, una giostra un pugno e uno sberleffo
un bacio e uno schiaffo. Cartina tornasole delle nostre vite imbarcate su
fragili vascelli. Semantica del testo e sintassi musicale si armonizzano perfettamente
nel suo creato di opposizioni binarie. Dalle quali scaturisce una bellissima
opera, un’opera aperta. Un’opera che perdere è come fare peccato”.
INFO
Ufficio Stampa OverecoAgenzia
giovedì 25 luglio 2013
IL TEATRO CREST DI TARANTO PRESENTA “IO E L’ILVA” (Lupo Editore) DI GIUSE ALEMANNO Venerdì 26 luglio 2013, ore 19.30 - TaTÀ, via Grazia Deledda snc
Nell’ambito della rassegna artistica e letteraria “Città nascosta” viene
presentato il libro di Giuse Alemanno “Io e l’Ilva. Monologo metalmeccanico”
(Lupo Editore). Venerdì 26 luglio 2013, ore 19.30 - TaTÀ,
via Grazia Deledda snc - patio letterario: reading & drink
[...] Allora, io l’Ilva la sposterei. Ma non
più in qua o più in là, non in Tunisia, in Ucraina o in Groenlandia. La
sposterei in alto, la solleverei sopra le nuvole [...]
Il mestiere delle parole e il mestiere
dell’acciaio si incontrano, si scontrano e si fondono in un ‘monologo
metalmeccanico’ scritto e sudato da Giuse Alemanno, che nell’Ilva di Taranto
lavora, alla conferma della sua incisività di narratore. Le sue parole
superano, però, gli schemi drammaturgici e si elevano a straordinario esempio
controcorrente di ironico, lucido ed emozionante impegno culturale e civile.
Giuse Alemanno. Nato a Copertino
nel 1962, fa parte di quel gruppo di scrittori di Taranto e provincia definiti
da uno speciale di AffarItaliani.it “la nouvelle vague” della letteratura
italiana. Ha esordito con "Racconti Lupi" (Filo Editore, 1998),
seguito da "Solitari" (Filo Editore, 2001), "Terra Nera. Romanzo
perfido e paradossale di cafoni e d’anarchia" (Stampa Alternativa, 2005),
"Le vicende notevoli di don Fefè, nobile sciupafemmine e grandissimo
figlio di mammaggiusta, e del suo fidato servitore Ciccillo" (I Libri di
Icaro, 2009), con Fulvio Colucci "Invisibili. Vivere e morire all’Ilva di
Taranto" (Kurumuny, 2011), “Io e l’Ilva” (Lupo Editore, 2013). Ha vinto numerosi
premi letterari. E’ stato vicedirettore de “La Voce del Popolo”.
TaTÀ (Taranto auditorium TAmburi)
Dopo 30 anni di attività “senza fissa dimora”, il Crest dispone di 1000 metri
quadrati di “teatro da abitare”, il TaTÀ, nel quartiere popolare ed operaio per
eccellenza della città, il rione Tamburi appunto, il più contiguo alle
svettanti ciminiere Ilva. Un teatro da 300 posti che mira a diventare polo di
attrazione di artisti italiani e stranieri, diventando modello di mediazione
tra il teatro e le altre forme di comunicazione/creazione quali la scrittura,
la pittura, il video, la danza, la musica.
ingresso libero info 099.4707948 – 366.3473430
L’editore:
www.lupoeditore.it
www.lupoeditore.it
Ufficio Stampa OverecoAgenzia
mercoledì 24 luglio 2013
martedì 23 luglio 2013
Sentieri a Sud 2013 dal 26 luglio al 3 agosto 2013 a Kurumuny
Anche per questo 2013 si rinnova l’appuntamento
organizzato da Kurumuny con la rassegna “SENTIERI A SUD”, dedicata alle
produzioni e agli attraversamenti culturali, tra musica e poesia, tra
documentario e racconto, tra cultura antica ed evoluzioni moderne: uno spazio
di confronto in un luogo ricco di storia e di storie.
“SENTIERI A SUD” nasce con l’idea di offrire, in uno spazio
fisico e un luogo dell’anima, idee e visioni su una terra che è lembo estremo
ma anche crocevia di popoli; di favorire una maggiore conoscenza della cultura
orale del Salento e di coloro che sono oggi le nuove voci narranti in questa
“isola sonante”. Uno degli elementi più significativi della comunità salentina,
infatti, è stata ed è tuttora la condivisione di momenti intensi ed espressivi
attraverso il canto, la musica, il racconto e la ricerca di uno sguardo altro.
“SENTIERI A SUD” si svolge in un periodo
dell’anno in cui maggiore è il flusso di turisti e a noi piace pensare che
questa rassegna sia una chiave di lettura, un modo per entrare in una terra in
punta di piedi e scoprirne le bellezze per goderne appieno. Il Salento è finis
terra e può offrire orizzonti, luci, profumi, sapori e calore umano anche
attraverso una rassegna di musica e letteratura all’ombra dei carrubi.
Venerdì 26 luglio
ore 21.00
• Presentazione dell’ultimo lavoro discografico di Daniele
Durante
DAMULI N’AUTRA
BOTTA. Antologia licenziosa di trenta canti e pizziche dal Salento.
Interventi di Luigi Chiriatti, Roberto Guido e Daniele
Durante.
A seguire intervento musicale a cura di Daniele Durante e
Francesca Della Monaca.
Per approfondimenti
La cultura orale di un territorio, che trova nei
canti una raffinata sintesi poetica e sonora per esprimere la propria visione
del mondo, non poteva non cantare la sessualità, attraverso stornelli a
dispetto o una delicatissima poetica in rima. Lo fa ricorrendo a metafore e
ammiccamenti; inventando nomi e significati al sesso femminile e maschile;
alzando un velo trapuntato di versi e parole poetiche che nascondono l’atto
sessuale. È molto vasto il repertorio dei canti licenziosi salentini con punte
allusive, maliziose, talvolta oscenamente in chiaro, talaltra di difficile
comprensione, almeno ad una prima analisi. Non riconoscere questa vena
significherebbe negare una delle fonti più vivaci, ispiratrici e accattivanti
di tutto il corpus sonoro. I grandi cantori o affabulatori ricorrevano ad
eleganti infiocchettature poetiche anche per aggirare l’onnipresente e
opprimente dottrina religiosa, che condannava ogni riferimento e pratica della
sessualità; l’allusione mirava a non offendere il collettivo senso del pudore e
a non turbare le anime dei fanciulli e delle fanciulle, che d’altronde,
convivendo e lavorando con gli animali, nella vita di tutti i giorni
assistevano in maniera naturale ai loro accoppiamenti. Ci piace pensare che
questa difficilissima arte di poetare e cantare potesse essere un veicolo di
conoscenza dei comportamenti sessuali e quindi una specie di trasmissione etica
sessuale. Nei canti proposti da Daniele, ricorre il ricco vocabolario con cui
sono indicati gli organi sessuali; i termini variano di paese in paese e fanno
riferimento ora ad oggetti di uso quotidiano (taeddha, farzura, pastinaca,
trapanaturu), ora ad immagini attinte ai grandi riti e miti che sostanziano
questa terra, ora a figure archetipiche come il monaco, l’aggiustacofane, il
cardararu, il giardiniere. Le tracce sonore offrono un ampio ventaglio di arie
e testi che – nel doppio senso, nell’ammiccamento, nell’esplicito riferimento
alla sessualità, ai suoi organi, al loro uso e consumo – ci testimonia di una
poetica musicale che arricchisce di nuovi stimoli il panorama sonoro salentino.
(Luigi Chiriatti)
Info sull’autore/curatore
Daniele Durante
Mercoledì 31 luglio
ore 21.30
• C’È UN CASTELLO DI COTONE
Visioni, arabeschi, adorabili parole
di e per Antonio Verri
Reading con Roberta Pappadà e Fabrizio Gemma
accompagnamento musicale di Rocco Nigro
Introduce Maurizio Nocera
Sabato 3 agosto ore
21.00
• Presentazione del progetto LE SALENTINE, carte da gioco.
Interventi di Giovanni Chiriatti, Alessandro Sicuro,
A seguire MERCATI GENERALI, racconto in musica di ‘U
Papadia e Guit Armando
più ospiti.
Le Salentine - Le carte da gioco
hanno la forma di una tessera rettangolare in carta o plastica, delle
dimensioni di una mano. Una serie completa di carte viene nominata mazzo. Le
carte da gioco sono tra gli strumenti più usati dagli illusionisti, e in ambito
esoterico sono importantissime nella lettura che viene fatta con la
cartomanzia. Per molti le carte sono un ambito oggetto di collezionismo. La più
diffusa serie di carte in Italia è quella delle carte “napoletane”.
Celebre negli anni ottanta una
famosa partita di scopone giocata tra l'allora Presidente della Repubblica
Sandro Pertini, l'allenatore della nazionale di calcio Enzo Bearzot ed i
calciatori Dino Zoff e Franco Causio. La partita, si svolse sull'“air force one
italiano” che riportava nel nostro paese la squadra che aveva appena vinto il
Mondiale di Calcio 1982 in
Spagna. Il gioco delle carte unisce generazioni di italiani, da tutte le
regioni (visto che esistono mazzi di carte con semi di tradizioni iconografiche
regionali differenti), mossi dal desiderio della convivialità e di un momento
di spensieratezza da trascorrere insieme.
La casa editrice Kurumuny, che da
anni porta avanti un percorso editoriale incentrato sulla ricerca musicale ed
etno/antropologica, dopo il successo della prima edizione che ha incontrato il
favore di ferventi aficionados delle carte da gioco, propone una seconda
ristampa ricca di sorprese, proprio nel cuore della calda estate salentina.
Le salentine nascono dal
desiderio di creare un mazzo di carte da gioco legato al territorio e alla sua
storia pur mantenendo una giocabilità pari a quella delle carte regionali
napoletane, a cui si ispirano e di cui conservano la peculiarità dell’aspetto
cromatico, Il mazzo è composto da quattro semi che si richiamano alla
tradizione e ne diventano sintesi simbolica. Queste carte sono uno strumento di
gioco senza pari, e allo stesso tempo rappresentano un biglietto da visita per
il Salento e la sua cultura, dato che la simbologia riprodotta offre cenni e
riferimenti ai riti e miti, all’arte, ai costumi che poi trovano un ulteriore
approfondimento sul sito dedicato: www.cartesalentine.it
Le salentine sono state disegnate
interamente a mano, realizzate e prodotte in Salento da B22 e Kurumuny.
ingresso gratuito
Info Kurumuny
Telefono: 0832801528
Cellulare: 3299886391
redazione@kurumuny.it
La salentina Innovation of the future si occupa del futuro e del benessere dei suoi clienti nella vita di ogni giorno
La "INNOVATION OF THE FUTURE
s.r.l." - costituita da Salentini -
è specializzata nella distribuzione di prodotti innovativi che, se ben
utilizzati, influiscono positivamente sulla qualità della vita e sul bilancio
delle famiglie. Individuato il prodotto, la IOTF ne ricerca, senza limiti
territoriali, i produttori maggiormente affidabili al mondo. Affidabilità che
viene verificata con sopralluoghi nelle aziende
e con l’attenta analisi delle certificazioni mondiali di qualità.
Superata la fase preliminare di verifica del produttore, la IOTF procede, con
specifici test, alla verifica finale di qualità del prodotto da
commercializzare. Solo i prodotti che superano tutti i test sono marchiati
IotF.
Qui il sito
lunedì 22 luglio 2013
Mino De Santis e Nandu Popu (Sud Sound System) domani per la prima del video ufficiale "Pezzenti". E a seguire concerto
Nella
magnifica veste dei Giardini del Duca di Martano ci sarà l'attesa presentazione
del videoclip “Pezzenti” (Muddhriche-Ululati, Lupo Editore) con
il genio artistico di Gianni De Blasi alla regia. Sarà presente Nandu Popu (Sud
Sound System) e Giovanni De Santis. Segue il concerto di Mino De Santis.
Presenta Mauro Bortone
Evento imperdibile! Martedì 23 luglio 2013, ore 21.30 - Giardini
del Duca - via Calimera - Martano (LECCE).
Ogni qual volta si ascolta Mino De Santis, si hanno ben
chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali e i suoi ascolti al
juke box. La voce e l'ironia amara di De Andrè, ma anche l'impegno di Stefano
Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non abbandonarsi a facili
semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere play. Mino De Santis è
a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora
raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un
pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel
riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album “Muddhriche” prodotto dall'etichetta Ululati
(Lupo Editore) si raccolgono piccoli momenti di vita quotidiana, come fossero
proprio molliche minute ed essenziali, messe insieme per farne pane e
nutrimento. Ci sono le "macchiette", i personaggi del paese: “Lu
prete” scaltro e smaliziato o la “La bizoca e la svergognata”,
apparentemente diverse ma "le stesse e l'hanno sempre saputo".
C'è
la bellezza e la malinconia degli "Anni" passati tra casa, chiesa e
sogni di libertà ma anche il sud amaro dei “Pezzenti” (feat Nando
Popu/Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra “patruni e
capurali”, senza diritti o assistenza, pagati venti euro alla giornata me
definiti lo stesso invasori.
E tra mandolino e fisarmonica, si continua a
raccontare di quei “Radical chic”, quelli bravi a dare definizioni, che
hanno così poco da dire ma tanto da parlare.
A poco a poco le “Muddhriche”
compongono il quadro di un uomo che, come ben rappresentato dalla copertina del
disco, dall'alto, osserva, riconosce, cerca di individuare quelle briciole, le
piccole cose che continuano a dargli godimento. È un carnevale di personaggi e
situazioni, dove si respira a pieni polmoni l'aria scanzonata di un bonaccio
che ama quello che compone perché è il suo modo di continuare a credere al
sogno di anarchia.
Il Salento trova nuove parole, quelle puntute, del graffio
autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto l'animo e l'occhio allo
sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa riverenza. Mino De Santis è
così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero. (Mauro Marino)
Mino De Santis è un ascolto che il tempo e la pratica
portano a metabolizzare. Non è la risata di turno ciò che arriva e resta. Ma un
ondulato senso di profondità che scolpisce immagini nella memoria e libera
l'ascolto dalla superficialità attorno (Erika Sorrenti e Francesco Aprile)
Mino ha scritto una pagina di canzone popolare vera, del
popolo del Salento che si libera dalla pur splendida prigionia del tamburello,
dell'organetto e del violino e approda ad un linguaggio nuovo, fatto di dialetto
e di italiano colto al volo, masticato, rimasticato e sputato fuori in una
nuova forma di colostro, vero alimento con il quale crescere i piccoli. Musica
accattivante, di uno che sa suonare la chitarra, la lascia nei suoi accordi
semplici, quasi ondeggianti come un materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino
De Luca).
Autoironico e impietoso… lo definirei un “verista” per come
descrive la realtà sociale e soprattutto quella di tanta umanità. Ha il suo
modo singolare di vedere la realtà e di declinarla in versi. È un sognatore
ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a qualsiasi regola, non
scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta anarchico anche quando
non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità, un'autentica vena artistica che
differisce da qualsiasi accomodante musicalità “popolare” oggi cosi volgarmente
e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De Santis).
INFO
Ufficio Stampa
OverecoAgenzia
domenica 21 luglio 2013
sabato 20 luglio 2013
Domani 21 luglio 2013 a Lecce Mino De Santis e Lupo Editore presentano al Ministro Cécile Kyenge il video “Pezzenti”
La Puglia terra di pace e
frontiera di accoglienza o terra di sfruttamento e di caporali? È questo uno
degli interrogativi, quello più emblematico, da cui ha preso le mosse il
sondaggio che il Centro Servizi Volontariato Salento in collaborazione con
Eurispes Puglia sta effettuando in questi giorni, in occasione
dell’aggiornamento del dossier “Uomini, o no?” pubblicato nel 2012 e dedicato
ai temi dell’immigrazione nel Salento. Un dossier che racconterà della nostra
terra e della nostra cultura, svelando il vero volto dei salentini e dei
pugliesi sui temi più vicini al rapporto con l’altro. Il Ministro per l’Integrazione
Cécile Kyenge sarà presente al
laboratorio di democrazia domenica 21 luglio dalle ore 16,00 alle ore
18,00 presso l’Hotel Hilton Garden Inn
di Lecce in via Cosimo De Giorgi 62. All’incontro, organizzato dal CSV Salento
con il patrocinio di CSV Puglia Net, Forum Terzo Settore, CSV Poiesis e Caritas
Puglia, parteciperanno: Luigi Russo del CSV Salento che presenterà il “Dossier
immigrazione Salento e sondaggio sul razzismo”, don Maurizio Tarantino della
Caritas Puglia, Daniele Ferrocino (Comunità Emmanuel) Portavoce del Forum
provinciale, Luigi Conte (Agesci) portavoce vicario, e l’ospite d’eccezione il ministro per
l’Integrazione Cécile Kyenge.
Nel corso dell’appuntamento Mino
De Santis presenterà al ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge e al pubblico del Laboratorio di democrazia
il videoclip “Pezzenti” (Muddhriche-Ululati, Lupo Editore) nato
dal genio artistico di Gianni De Blasi alla regia, e che ha visto la
straordinaria partecipazione di Alessandro Haber e di Nandu Popu dei Sud Sound
System. Si tratta di un omaggio che l’artista salentino intende fare come
frutto di un lavoro di ricerca da sempre incentrato sul dialogo e
sull’autenticità del vivere, ma soprattutto emblema fortissimo di quella carica
di solidarietà che il popolo salentino ha sempre e da sempre dimostrato nei
confronti di altri popoli e altre geografie di vissuti.
Muddhriche - Ogni qual volta si ascolta Mino De Santis, si hanno
ben chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali e i suoi ascolti
al juke box. La voce e l'ironia amara di De Andrè, ma anche l'impegno di
Stefano Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non abbandonarsi a facili
semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere play. Mino De Santis è
a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora
raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un
pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel
riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album “Muddhriche”
prodotto dall'etichetta Ululati (Lupo Editore) si raccolgono piccoli momenti di
vita quotidiana, come fossero proprio molliche minute ed essenziali, messe
insieme per farne pane e nutrimento. Ci sono le "macchiette", i
personaggi del paese: “Lu prete” scaltro e smaliziato o la “La bizoca
e la svergognata”, apparentemente diverse ma "le stesse e l'hanno
sempre saputo".
C'è la bellezza e la malinconia degli "Anni"
passati tra casa, chiesa e sogni di libertà ma anche il sud amaro dei “Pezzenti”
(feat Nando Popu/Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra
“patruni e capurali”, senza diritti o assistenza, pagati venti euro alla
giornata me definiti lo stesso invasori.
E tra mandolino e fisarmonica, si
continua a raccontare di quei “Radical chic”, quelli bravi a dare
definizioni, che hanno così poco da dire ma tanto da parlare.
A poco a poco le
“Muddhriche” compongono il quadro di un uomo che, come ben rappresentato
dalla copertina del disco, dall'alto, osserva, riconosce, cerca di individuare
quelle briciole, le piccole cose che continuano a dargli godimento. È un
carnevale di personaggi e situazioni, dove si respira a pieni polmoni l'aria
scanzonata di un bonaccio che ama quello che compone perché è il suo modo di
continuare a credere al sogno di anarchia.
Il Salento trova nuove parole, quelle
puntute, del graffio autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto l'animo
e l'occhio allo sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa riverenza. Mino
De Santis è così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero. (Mauro Marino)
Mino De Santis è un ascolto che
il tempo e la pratica portano a metabolizzare. Non è la risata di turno ciò che
arriva e resta. Ma un ondulato senso di profondità che scolpisce immagini nella
memoria e libera l'ascolto dalla superficialità attorno (Erika Sorrenti e
Francesco Aprile)
Mino ha scritto una pagina di
canzone popolare vera, del popolo del Salento che si libera dalla pur splendida
prigionia del tamburello, dell'organetto e del violino e approda ad un
linguaggio nuovo, fatto di dialetto e di italiano colto al volo, masticato,
rimasticato e sputato fuori in una nuova forma di colostro, vero alimento con
il quale crescere i piccoli. Musica accattivante, di uno che sa suonare la
chitarra, la lascia nei suoi accordi semplici, quasi ondeggianti come un
materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino De Luca).
Autoironico e impietoso… lo
definirei un “verista” per come descrive la realtà sociale e soprattutto quella
di tanta umanità. Ha il suo modo singolare di vedere la realtà e di declinarla
in versi. È un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a
qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta
anarchico anche quando non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità,
un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità
“popolare” oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De
Santis).
INFO
venerdì 19 luglio 2013
giovedì 18 luglio 2013
mercoledì 17 luglio 2013
martedì 16 luglio 2013
Fratture di Massimiliano Nuzzolo (Italic Pequod)
Fratture è un romanzo che narra,
tra realtà e sogno, una strana e avvolgente storia d’amore tra un ragazzo e una
ragazza attraverso il telefono. I personaggi osservano ciò che accade loro
intorno e raccontano di questo e di sé, in una vera e propria parade
dell’assurdo. Da una parte, una sorta di crisi, generata da un incidente in cui
il protagonista perde la memoria e il suo habitat, mette davanti ai suoi occhi
un mondo crudelmente reale ma senza le “protezioni” affi nate negli anni
attraverso la crescita e la cultura: il subconscio riemerge, provocando ferite
e fratture, mentre i sogni lasciano senza risposta le domande più atroci , in
una totale assenza di emozioni. La protagonista femminile, invece, giovane fi
lmaker, procede in parallelo nei vari gradi di consapevolezza, in un inferno
privato alla ricerca di una nuova dimensione dell’esistere e di ciò che gli
uomini chiamano anima, anche se non l’hanno mai vista né sanno come essa sia
fatta. Un testo letterario e “filosofico”, in cui l’ironia, la drammaticità
degli eventi, la volontà nuova e fanciullesca dei protagonisti in un mondo che
non piace loro, conferiscono alla narrazione un’aura di sospensione nel tempo e
nel sogno, o forse nell’incubo, con una soluzione e un fi nale estremamente
anomali ma decisamente ottimisti.
Massimiliano Nuzzolo è nato a
Mestre nel 1971. Ha
esordito nel 2004 con il romanzo L’ultimo disco dei Cure. Nel 2007 ha pubblicato la
raccolta di poesie Tre metri sotto terra (Coniglio editore). Esperto di musica
e di culture giovanili, ha curato la raccolta di racconti La musica è il mio
radar (Mursia 2010).
DAMULI N'AUTRA BOTTA ovvero ANTOLOGIA LICENZIOSA DI TRENTA CANTI E PIZZICHE DAL SALENTO a cura di Daniele Durante (KURUMUNY).
La cultura orale di un
territorio, che trova nei canti una raffinata sintesi poetica e sonora per
esprimere la propria visione del mondo, non poteva non cantare la sessualità,
attraverso stornelli a dispetto o una delicatissima poetica in rima. Lo fa ricorrendo
a metafore e ammiccamenti; inventando nomi e significati al sesso femminile e
maschile; alzando un velo trapuntato di versi e parole poetiche che nascondono
l’atto sessuale. È molto vasto il repertorio dei canti licenziosi salentini con
punte allusive, maliziose, talvolta oscenamente in chiaro, talaltra di
difficile comprensione, almeno ad una prima analisi. Non riconoscere questa
vena significherebbe negare una delle fonti più vivaci, ispiratrici e
accattivanti di tutto il corpus sonoro. I grandi cantori o affabulatori
ricorrevano ad eleganti infiocchettature poetiche anche per aggirare
l’onnipresente e opprimente dottrina religiosa, che condannava ogni riferimento
e pratica della sessualità; l’allusione mirava a non offendere il collettivo
senso del pudore e a non turbare le anime dei fanciulli e delle fanciulle, che
d’altronde, convivendo e lavorando con gli animali, nella vita di tutti i
giorni assistevano in maniera naturale ai loro accoppiamenti. Ci piace pensare
che questa difficilissima arte di poetare e cantare potesse essere un veicolo
di conoscenza dei comportamenti sessuali e quindi una specie di trasmissione
etica sessuale. Nei canti proposti da Daniele, ricorre il ricco vocabolario con
cui sono indicati gli organi sessuali; i termini variano di paese in paese e
fanno riferimento ora ad oggetti di uso quotidiano (taeddha, farzura,
pastinaca, trapanaturu), ora ad immagini attinte ai grandi riti e miti che
sostanziano questa terra, ora a figure archetipiche come il monaco,
l’aggiustacofane, il cardararu, il giardiniere. Le tracce sonore offrono un
ampio ventaglio di arie e testi che – nel doppio senso, nell’ammiccamento,
nell’esplicito riferimento alla sessualità, ai suoi organi, al loro uso e
consumo – ci testimonia di una poetica musicale che arricchisce di nuovi
stimoli il panorama sonoro salentino. (Luigi Chiriatti)
Info sull’autore/curatore
Daniele Durante
Kurumuny
Telefono: 0832801528
Cellulare: 3299886391
lunedì 15 luglio 2013
Ada Fiore con il suo Vota Socrate (Lupo editore) oggi alla Feltrinelli Point di Lecce
Ti insegna a vivere. Smaschera l'ignoranza e promuove l'amore per il
sapere. Si prende cura dell'educazione dei giovani. Ricava ricchezze dalla
virtù e non virtù dalle ricchezze. Rispetta le Leggi e onora la giustizia.
Costruisce un mondo di valori.
Il 15 luglio 2013 alla
Feltrinelli Point di Lecce in via cavallotti 7/a ore 20,00 ci sarà l’incontro
con Ada Fiore autrice per Lupo editore del volume VOTA SOCRATE!
“Vota Socrate” di Ada Fiore (Lupo
editore) nasce mettendo a frutto un'esperienza unica nel suo genere, su un
territorio ad alta vocazione filosofica, il libro e l'intera operazione
editoriale cerca di realizzare il sogno di costruire una nuova umanità,
un'umanità che “Smaschera l'ignoranza e promuove l'amore per la ricerca e il
sapere, si prende cura dei giovani, rispetta le leggi e onora la giustizia, ricava
ricchezza dalle virtù, ricostruisce un mondo di veri valori”. Tutto questo è “Vota Socrate”, un libro che
propone un pensiero innovativo, con radici salde che affondano nel pensiero
antico, per aiutare nel popolo dei lettori la maturazione di una svolta
'ethos'-compatibile.
Il libro - E se un giorno Socrate
si fermasse davanti ai cancelli del Paradiso per discorrere di vizi privati e
pubbliche virtù con San Pietro? Ada Fiore, filosofa dell'era 2.0, immagina
questo curioso e particolare siparietto, alle soglie del terzo millennio, che
vede coinvolti due dei massimi protagonisti, involontari, della controversa
querelle tra fede e ragione che anima il dibattito culturale e filosofico da
millenni. Socrate, dopo la morte, ottiene il premio della vita eterna tra i
meritevoli, ma un disguido gli impedisce di varcare la soglia dell'Empireo e
deve attendere più di 2400 anni perché qualcuno si accorga di lui. E quel
qualcuno, naturalmente, è proprio il custode delle chiavi, il santo a cui il
Cristo ha affidato la custodia del Regno dei Cieli. Da quell'incontro casuale
scaturisce un intenso e fitto dialogo sulla società dei nostri giorni, sui mali
di cui essa si alimenta quotidianamente e sull'incapacità del genere umano di
sfuggire al lento declino a cui sembra destinato. Con un'agile e fruibile prosa
l'autrice prende per mano il lettore e lo avvicina all'affascinante mondo
dell'arte del pensiero. La filosofia diventa così scienza alla portata di
tutti, che si apre alla verifica della quotidianità e diventa strumento per la
sua comprensione. Alternando alla narrazione estratti dei testi originali, Ada
Fiore ci introduce nel mondo e nel pensiero di Socrate, filosofo tra i più
significativi dell'Occidente e figura attualissima che si distingue per
l'integrità morale della sua vita. Il pensatore ateniese, più vivo che mai,
sembra avere una risposta a ogni preoccupazione di San Pietro, comprese quelle
inerenti le pericolose derive della politica nostrana. E se in mezzo a proclami
elettorali e promesse di ogni sorta, i politici contemporanei appaiono privi di
proposte convincenti, il "manifesto" di Socrate si caratterizza per
la riscoperta di ideali a lungo sopiti, che mettono in comunione, per una
volta, i credi più disparati. Arriverà, forse, dalla filosofia il germoglio di
speranza per un futuro roseo? Ai posteri, anzi agli avi, l'ardua sentenza.
Info
domenica 14 luglio 2013
sabato 13 luglio 2013
venerdì 12 luglio 2013
UNA FRISELLA SUL MARE - Canzoni, ricordi e ricette da spiaggia a cura di Pierpaolo Lala (Fornelli Indecisi e Lupo editore). Dal 15 luglio 2013
Lunedì 15 luglio in ebook nei
digital store e lunedì 22 luglio in tutte le librerie d'Italia (distribuzione
Messaggerie Libri) esce "Una frisella sul mare. Canzoni, ricordi e ricette
da spiaggia" (Lupo Editore). Dopo "50 sfumature di fritto. Piccolo
Manuale Untologico" la crew gastronomica di Fornelli Indecisi, guidata dal
patron del concorso di cucina dozzinale, giornalista ed ex chitarrista di falò
Pierpaolo Lala, torna con un libro ideale da cantare, leggere e
"consumare" sotto l'ombrellone.
Il libro, un’idea a due menti e
quattro mani del patron e del giornalista, scrittore e musicista Osvaldo
Piliego, nasce dalla consapevolezza di un assurdo paradosso. In quale posto e
in quale stagione si mangiano, fino allo sfinimento, cose pesantissime e dure
da digerire? La risposta è drammatica: in spiaggia, d’estate. L’estate, nel
Salento, è sinonimo di “stanato”. La traduzione è molto semplice: tegame o
teglia da forno in acciaio. Ovviamente può essere anche in altro materiale o
usa e getta ma il concetto resta invariato. Anche perché lo stanato ha bisogno
sempre, per essere infornato, di un complemento di specificazione. Ossia uno
stanato di parmigiana, uno stanato di pasta al forno, uno stanato di
cannelloni, uno stanato di melanzane ripiene, uno stanato di focaccia, uno
stanato di pizza di patate. Lo stanato da solo non esiste, è come dire
"bottiglia". Di cosa: di acqua? di birra? di vino? di succo di
frutta? di olio extravergine d'oliva?
Ognuno di noi ha molti ricordi
“ambientati” in spiaggia o al mare. Tutti abbiamo una colonna sonora,
soprattutto quella dei falò, ormai vietati. Le spiagge dove abbiamo passato le
nostre infanzie ci fanno sempre sorridere e tornare alla mente le corse pinnate
o le prime fidanzatine. E come dimenticare le ricette e le giornate passate a
sfornare e trangugiare “stanati” carichi di parmigiane, paste al forno,
cannelloni, peperoni ripieni, cozze gratinate.
Il libro è diviso, dunque, in tre
sezioni: canzoni, ricordi e ricette. Tra le canzoni "Una frisella sul
mare" accoglie un piccolo repertorio di brani tipici soprattutto degli
anni ’80 e ‘90, che sono gli anni (terribili per alcuni, meravigliosi per
altri) nei quali è cresciuta la maggior parte dei membri della crew, da Albano
e Romina agli 883 passando per Vasco Rossi, Lucio Battisti, Marco Ferradini,
Francesco De Gregori, Antonello Venditti, i Cure, The Smiths, i Beatles, Amedeo
Minghi, il Gruppo Italiano, Bruno Martino, Fred Bongusto, Claudia Mori, Paul
Anka, Francesco Guccini, Vanessa Paradis, Gianni Pettenati, Peppino di Capri e
i brani popolari da cantare a squarciagola.
Grazie ai ricordi di numerosi
giornalisti, foodblogger e scrittori si ripercorre, poi, un lungo tratto della
costa pugliese da Bari sino alla provincia di Taranto. Non è un censimento ma
un viaggio casuale nei ricordi che passa da Capitolo, Spiaggia Bella, Torre
Chianca, San Cataldo, San Foca, Torre dell’Orso, Otranto, Santa Maria di Leuca,
Ugento, Porto Cesareo, Marina di Pulsano, Torre Ovo e tante altre località.
Donpasta, Osvaldo Piliego, Giuseppe Calogiuri, Raffaele Gorgoni, Alessio Viola,
Paola Sgobba, Francesa D’Agnano, Adolfo Maffei, Ennio Ciotta, Antonietta
Rosato, Salvatore De Simone, Fulvio Totaro, Maria Grazia Fasiello, Salvatore
Caracuta, Andrea Gabellone, Carlo Morelli, Daniela Sabato, Letizia Basile,
Danilo Siciliano, Dario Goffredo, Dario Quarta, Rossano Astremo, Paolo La
Peruta, Viviana Guadalupi e la misteriosa Senora Mia, ci raccontano una Puglia
diversa, vista da un’angolatura particolare: quella della tavola apparecchiata
in casa o improvvisata in una cabina, sugli scogli o sotto una pineta.
L’ultima parte è dedicata ad una
settantina di ricette, in rigoroso ordine alfabetico, perché in spiaggia non
esiste la differenza tra antipasto, primo, secondo, frutta, dolce. Tutto può
essere un pasto unico, perché c’è chi si mantiene leggero dissetandosi magari
con una granita o gustando un gelatino, c’è chi invece arriva in spiaggia
organizzato come fosse l’ultimo pranzo della sua vita. Le ricette sono
recuperate qua e là, rubacchiate on line, suggerite da amici e amiche,
tradizione di famiglia o selezionate tra i partecipanti alle precedenti
edizioni di Fornelli Indecisi. Infine Manila Benedetto ci spiega le sue teorie
sulle cose da bere (e da digerire) mentre a Pino De Luca (colonna di Fornelli
Indecisi) è affidato l’arduo compito di concludere con un “trattato” sulla
frisa. Quasi 200 pagine di note, parole e calorie.
Fornelli Indecisi è un concorso
di cucina dozzinale, nato dall’esperienza dell’omonimo gruppo su Facebook.
Casalinghe disperate, single buongustai, nonne con la frittura nel sangue,
mamme con la polpetta facile, zii con il vizio della crostata, nonni avvezzi
alla pasta con le cozze, quelli che dicono “non so chi sia Antonella Clerici”,
quelle che pensano che “la Parodi era meglio cotta e mangiata” sono i
concorrenti ideali di questo concorso dedicato a tutti. La quarta edizione,
anticipata dalle Primarie del Centrotavola, è attesa per la primavera 2014.
Il trentaseienne leccese
Pierpaolo Lala, socio-lavoratore della Cooperativa Coolclub, prova a fare il
giornalista sin dalla tenera età. Vive prettamente su Facebook (o retwittandosi
da solo) e quando ha tempo a San Cesario di Lecce, dove uccide piante e cerca
di sfamare gatti dai nomi strampalati. Sino al 2001 è stato un grande
chitarrista da falò proponendo cover demenziali e inediti tremendi. Da molti
anni prova a scrivere un libro sui neologismi della politica. Nel frattempo ha
ideato Fornelli Indecisi e ha pubblicato due libri di ricette (di altri). Prima
di entrare in acqua aspetta almeno quattro ore anche se ha mangiato solo una
fetta di melone. Dal 2012 è considerato un frittologo e un po’ si vergogna.
Quando gli chiedono che fai nella vita risponde serio: “Posto cose, taggo
gente”.
PROLOGO di Pierpaolo Lala
La cucina per me è fatta di
ricordi. La cucina per me è fatta di facce, dettagli, luoghi, situazioni,
canzoni, persone, donne amate e famiglie adorate, amici persi e amici trovati,
fanciullezza faticosa e adolescenza negata, chitarre e falò. La cucina per me è
mia madre che cerca la ricetta giusta per soddisfare le esigenze di tutti. La
cucina per me sono le mie nonne che ho perso troppo presto ma che ricordo alle
prese con i pranzi e le cene del giorno di festa, quelli in cui io mi sedevo
ancora al tavolo dei piccoli (de li piccinni) e recitavo la poesia in piedi
sulla sedia. La cucina per me sono le mie zie che ho osservato nelle lunghe
giornate passate con loro e i miei cugini. La cucina per me è una novità. Nel
2008 ho iniziato, per scherzo, un’avventura che si chiama Fornelli Indecisi.
Una rubrica di cucina dozzinale su Facebook che poi si è spostata nella vita
reale trasformandosi in un concorso. La cucina per me sono le oltre 200 persone
che in tre anni hanno partecipato, con lo spirito giusto, al concorso,
proponendo ricette da tutta Italia (e anche dall’estero) e provando a
raccontare la loro storia, il loro ricordo legato a quel piatto povero o ricco
che fosse. La cucina per me è un libro, nato per scherzo. “50 sfumature di fritto. Piccolo manuale
untologico”, uscito poco prima di Natale 2012. Una bella esperienza che mi ha
portato in giro per il Salento, la Puglia e l’Italia a raccontare Fornelli
Indecisi e parlare di frittura. Dalle biblioteche ai ristoranti, da
un’università per la terza età ad un festival sull’olio, dai pub alle cantine
di vino, dai negozi di design alle librerie, dalle enoteche all’Ikea di Bari ho
girato parecchio e ho conosciuto moltissime persone. Ognuno mi spiegava il suo
punto di vista dal quale osservare e praticare la cucina. La cucina per me sono
due modi di dire tipici di questa zona che hanno costellato tutta la mia vita e
quella di altre migliaia di persone. È difficile, complicato, ostico se non
impossibile riuscire ad estorcere le ricette alle proprie mamme per non parlare
delle nonne. La parola magica quando la descrizione non è esaustiva è una sola:
“règolati”. Cioè la ricetta c’è, le grammature anche ma ad un certo punto solo
l’esperienza può darti una mano. La regola del regolati vale per tutto (o
quasi). Nelle ricette è tradotto come q.b. ossia quanto basta, e vale per sale,
pepe, spezie in genere ma funziona a meraviglia con molti ingredienti
fondamentali. Quando prepara il polpettone, amalgamando la carne macinata con
l’uovo, il parmigiano, il pangrattato e un pizzico di sale (più altri
ingredienti a scelta), mia madre mi dice che ad un certo punto capisci che è
pronto perché lo senti. Senti tra le mani la consistenza che cambia e senti
anche l’odore della carne che man mano si fa meno intenso e prende i colori
della menta, dell’uovo, del formaggio. Nella vita io ho sempre cercato di
regolarmi, navigando a vista. In cucina c’è una quota di preparazione e di
meticolosa scienza e una quota (quella più affascinante, secondo me) che ti
porta a improvvisare, a regolarti e seguire il tuo istinto e il tuo gusto.
Il secondo modo di dire mi ha un
po’ rovinato la vita e mi ha portato ad ingrassare fin da piccolo. Oggi si
discute molto di indice di massa corporea, calorie, diete, cibi biologici.
Negli anni ’80, quando io ero piccolo, perché anche io sono stato piccolo,
questa “disciplina alimentare” era meno diffusa. Nelle mense ci servivano
quello che c’era e si poteva dare e anche in casa cercavamo di rubare le nuove merendine.
Insomma per un bambino corpulento (cicciottello, insomma ditela come solo i
piccoli sanno dire, con fare sprezzante) la frase di cui voglio parlarvi era la
pietra tombale su ogni velleità dietologica. Dopo pranzi luculliani, a base di
ogni ben di Dio, al minimo diniego, del tipo “basta, sono pieno”, la frase
tipica era “mena, ca verdura ete” (non fare lo schizzinoso, in fondo è solo
salutare verdura). Secondo questa corrente di pensiero, la parmigiana di
melanzane è verdura. E, in effetti, alla base del poderoso maniero sugoso c’è
una verdura, la melanzana, peccato sia pastellata e fritta. Se non è fritta, mi
spiace dirlo, non si tratta di parmigiana ma di un falso ideologico da
perseguire civilmente e (nei casi di reiterazione del reato) penalmente. Da
queste e altre riflessioni (che Gabriella, a furia di risentire, ha imparato a
memoria) scaturite da circa trenta presentazioni del libro è nata la
consapevolezza di un assurdo paradosso. In quale posto e in quale stagione
mangiamo fino allo sfinimento, cose pesantissime e dure da digerire? La
risposta è quasi surreale: in spiaggia d’estate. Sembra assurdo ma dalle mie
parti (nel profondo sud del Salento) e non stento a credere che sia lo stesso
in tutti i sud del mondo (ma secondo me anche al nord, certe cose sono uguali)
l’estate è sinonimo di “stanato”. La traduzione è molto semplice: teglia da
forno in acciaio. Ovviamente può essere anche in altro materiale o usa e getta
ma il concetto è sempre lo stesso. Anche perché lo stanato ha bisogno sempre di
un complemento di specificazione. Ossia uno stanato di parmigiana, uno stanato
di pasta al forno, uno stanato di cannelloni, uno stanato di melanzane ripiene.
Lo stanato da solo non esiste. è come dire una bottiglia. Di cosa? Di acqua, di
birra, di succo di frutta? E quindi da questa certezza è nata, insieme
all’amico, socio e collega, Osvaldo Piliego l’idea del libro che avete appena
acquistato o che state sfogliando (scroccando) in libreria o da qualche amico.
Ognuno di noi ha dei ricordi “ambientati” in spiaggia o al mare, legati alla
musica (soprattutto quella dei falò, ormai vietati), a luoghi precisi (le
spiagge dove abbiamo passato le nostre infanzie vi fanno sempre sorridere e
ricordare le corse pinnate o le prime fidanzatine) e ricette (perché in
spiaggia, comunque, bisogna pur mangiare). Il libro è dunque diviso in tre
parti: Canzoni, ricordi e ricette. Ogni sezione è aperta da una o più
introduzioni. Tra le canzoni troverete un piccolo elenco di brani tipici
soprattutto degli anni ’80 e ‘90, che sono gli anni (terribili per alcuni,
meravigliosi per altri) nei quali sono cresciuti la maggior parte degli autori
della seconda sezione. Grazie ai ricordi degli amici Donpasta (Daniele De
Michele), Pino De Luca, Osvaldo Piliego, Giuseppe Calogiuri, Raffaele Gorgoni,
Alessio Viola, Paola Sgobba, Francesa D’Agnano, Adolfo Maffei, Ennio Ciotta,
Antonietta Rosato, Salvatore De Simone, Fulvio Totaro, Maria Grazia Fasiello,
Salvatore Caracuta, Andrea Gabellone, Carlo Morelli, Daniela Sabato e Letizia
Basile, Danilo Siciliano, Dario Goffredo, Dario Quarta, Rossano Astremo, Paolo
La Peruta e Viviana Guadalupi ripercorriamo un lungo tratto della costa
pugliese da Bari sino alla provincia di Taranto. Non è un censimento ma un
viaggio casuale che passa da Capitolo, San Cataldo, Torre dell’Orso, Otranto,
Santa Maria di Leuca, Ugento, Porto Cesareo, Marina di Pulsano, Torre Ovo e
tante altre località che non ho mai visto e che non ho mai “assaggiato”.
L’ultima parte è dedicata alle
ricette, in ordine alfabetico, perché in spiaggia non esiste la differenza tra
antipasto, primo, secondo, frutta, dolce. Tutto può essere un pasto unico,
perché c’è chi si mantiene leggero dissetandosi magari con una granita o
gustando un gelatino, c’è chi invece arriva in spiaggia organizzato come fosse
l’ultimo pranzo della sua vita. Le ricette sono recuperate qua e là,
rubacchiate da facebook, suggerite da amici e amiche e selezionate tra i
partecipanti a Fornelli Indecisi (che ringrazio fino allo sfinimento). Manila Benedetto
ci spiega le sue teorie sulle cose da bere (e da digerire) mentre a Pino De
Luca (colonna di Fornelli Indecisi) è affidato l’arduo compito di concludere
con un “trattato” sulla frisa. Il titolo è nato da un brainstorming in ufficio
che alla fine ha messo insieme una canzone famosissima con uno dei simboli,
positivi e negativi, della cultura enogastronomica della mia regione. In alcuni
posti una frisa con il pomodoro costerà poco meno di questo libro,
controindicazione della crescita di presenze turistiche degli ultimi anni.
In chiusura tre consigli:
- ascoltate le canzoni (anche
quelle più brutte, e non sono poche)
- leggete i racconti (anche
quelli più tristi)
- provate le ricette che vi
suggeriamo (anche e soprattutto quelle più pesanti).
Buona estate e chi è senza
peccato scagli la prima dieta.
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