Da tutti gli scritti di Lucia
Solidoro possiamo dedurre che la
Serva di Dio ha passato la sua breve esistenza nella pratica
di una fede viva verso colui che costituiva la sua gioia. «Proprio in questo
momento mi metto a letto con la febbre: mi è successo come la notte del giovedì
santo e prego perché mi continuasse ancora», scriveva al suo padre spirituale.
Non cercava altro che la volontà
paterna del Signore e amando questa volontà, vedeva nelle sue sofferenze la
divina volontà. La serva di Dio trovava la sua gioia nella sofferenza.
Innumerevoli sono le testimonianze di questa esperienza di gioia nella
sofferenza che Lucia Solidoro offre nei suoi scritti. «Mi metto a fare
preghiera e penso che volevo curare di più Gesù quell’amore che... gli dico che
voglio soffrire e darmi una croce ancora più pesante. Il mio desiderio è quello
di essere messa in croce come lui, ma so che questo desiderio non lo posso
avere, allora voglio almeno immolarmi a te».
Maria Antonietta MANCA - Vive a
Nardò, nel Salento. Laureata in Lettere presso l’Università degli Studi di
Lecce, docente, si interessa di problematiche sociali e del territorio. Fa
parte dell’Associazione Italiana di Geografia.
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