lunedì 10 settembre 2012

Economia dell'abbastanza. Gestire l'economia come se del futuro ci importasse qualcosa di Diane Coyle edito da Edizioni Ambiente (Intervento di Vander Tumiatti Fondatore di Sea Marconi Technologies)


Tra le letture che mi hanno maggiormente colpito di recente, c’è una delle ultime pubblicazioni di Edizioni Ambiente, un editore che seguo da tempo e con grande interesse. Sto parlando del lavoro di Diana Coyle, dal titolo “Economia dell'abbastanza. Gestire l'economia come se del futuro ci importasse qualcosa”. Diana Coyle ha conseguito un PhD in economia ad Harvard e guida una società di consulenza specializzata in tecnologia e fenomeni della globalizzazione ed è inoltre autrice di diverse pubblicazioni scientifico – economiche e consigliere della BBC, nonché visiting professor alla University of Manchester.
Il libro in questione è già diventato un caso letterario negli USA, ma va letto soprattutto perché ci fa riflettere su una necessità di fondo che sembra richiedere, e in maniera sempre più stringente, risposte serie e concrete: occorre pensare  un altro modo di concepire l’economia, e di farla, perché al di là di ogni ragionevole dubbio il sistema va radicalmente cambiato, partendo proprio da una riorganizzazione delle libertà che coinvolgono diversi settori della società, e della produzione. E’ giunto insomma il momento di elaborare una nuova sintesi, un grande piano di fuga, un’ idea che possa risolvere le quattro emergenze parallele dell'economia, della politica, della natura, e della morale.

Domanda: è possibile cambiare? E’ possibile cioè ridiscutere i termini di ciò che fino ad oggi ha rappresentato la struttura della nostra economia su scala planetaria? Nel bel mezzo di una gigantesca crisi finanziaria, l’economia non guarda più a sé stessa come a un possibile interlocutore con la realtà sociale. Anzi, ha abbandonato proprio del tutto la “questione”. Non è possibile formulare delle risposte, proporre alternative se prima non si comprendono a fondo i termini di questa deriva economica, i nodi insoluti, i meccanismi e le contraddizioni che hanno inceppato il sistema con conseguenze pesantissime. Per la Coyle sono cinque le sfide da affrontare per cercare di lasciarci alle spalle questo consumismo distruttivo: Felicità, Natura, Posterità, Equità, Fiducia. Ed ecco il suo “Manifesto dell'Abbastanza” nel quale pone le regole per consumare evitando di distruggere, edificare  una società meno stressata, e lasciare ai nostri figli un futuro più sereno. All'origine dei nostri probemi, spiega la Coyle in un'analisi  che potremmo definire “ideologica” e che sta raccogliendo vasti consensi a prescindere dagli orientamenti politici, è la caduta verticale del nostro "capitale sociale". Cioè la fiducia che abbiamo nei nostri concittadini, nei nostri governanti, nelle élite, nelle istituzioni.

Ma gli spunti di riflessione che l’autrice propone in questo libro sono molteplici e rappresentano un vero e proprio percorso esplorativo all’interno di un’economia che fondamentalmente disprezza e non riconosce la categoria del “futuro sostenibile”. Già, perché l’umanità è giunta a produrre non solo più di quanto le necessita ma ha accantonato, quasi con noncuranza, l’idea di un approccio critico al consumo, da qualsiasi punto di vista si voglia considerare il termine CONSUMO.  Il saggio di Diane Coyle si offre al lettore come pubblicazione che allo stesso tempo propone una sfida e tenta di costruire  una speranza: la sfida sta nel pensare ad un salto di paradigma che ridisegni i meccanismi economici e finanziari, il sogno invece accarezza la volontà di individuare operativamente tutte le vie d’uscita che ci permettano di realizzare il tipo di società in cui vorremmo vivere, ritrovando la fiducia indispensabile per continuare a crescere, ma in modo più sano e consapevole. Il libro è inoltre da apprezzare per le riflessioni della scrittrice su ambiente e natura, sistemi che non possono essere trascurati dal momento che è sempre più indispensabile un’inversione di tendenza al fine di eliminare le emissioni di C02 e i consumi di energia in tutto il mondo, soprattutto nei paesi maggiormente industrializzati. Anche se per fare questo occorrerebbe un vasto consenso internazionale in materia ambientale, cosa che oggi appare quasi un sogno e,  ancor più di un sogno, irraggiungibile.

Economia dell'abbastanza. Gestire l'economia come se del futuro ci importasse qualcosa
di Diane Coyle ( intervento apparso sul Paese Nuovo del 7 settembre 2012)

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